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AudUsd indugia a ridosso di livelli di resistenze molto significativi. Esattamente la stessa cosa sta facendo l'indice S&P500 verso il quale si notano molte somiglianze grafiche
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Le ultime notizie che arrivano dalla Cina sembrano sgonfiare un pò le speranze di ripresa del ciclo economico mondiale e questo rischia di zavorrare anche l'Aussie
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Per chi vuole tentare una mossa speculativa questo appare il momento più indicato per andare short Aud
Il titolo di questo articolo ci dice che dal punto di vista grafico non ci sono grandi differenze tra i due indicatori finanziari ma su questo arriviamo fra un attimo Il recente rimbalzo del cambio denominato in gergo Aussie (AudUsd) trova le sue origini in un atteggiamento più orientato al rischio da parte dei mercati finanziari. Andare lunghi di valuta australiana e corti di valuta americana significa scommettere su una ripresa economica mondiale con tanto di denaro che torna ad affluire verso i Paesi emergenti e le materie prime.
Non a caso il mercato da qualche settimana ha cominciato a scommettere su una ripresa economica più vigorosa in Asia. Negli ultimi giorni sembra che la realtà stia mettendo in guardia gli investitori. Non sarà così semplice ripartire ed ecco che la Borsa americana, così come il Dollaro australiano, si sono imballati a ridosso della media mobile a 200 giorni.
Le vendite al dettaglio cinesi sono scese ad aprile del 7,5% dopo il -15,8% di marzo, dato peggiore delle aspettative e che naturalmente non fa sorridere l’economia australiana fortemente dipendente dagli umori dei consumatori cinesi. Tecnicamente esistono anche altri fattori che hanno favorito il rimbalzo del Dollaro australiano. Ad esempio lo spread tra il decennale dell’Australia e quello degli Stati Uniti (il T-Note) è ritornato positivo dopo aver toccato un livello di negatività di oltre 75 punti base. Un poderoso recupero di quasi 1 punto percentuale che rende più redditizio possedere Aud soprattutto se la prospettiva dovesse essere quella di una politica monetaria americana che addirittura arriva a tassi negativi. Il precedente di spread tra i titoli di Stato di Australia e Usa in territorio negativo non è molto incoraggiante. Dobbiamo infatti tornar al 1998 e questo non impedì all’Aussie di perdere ulteriore terreno ma soprattutto di precedere il fragoroso scoppio della bolla high tech.
Se quindi il maggior appeal dei bond australiani ha risollevato la barca, non possiamo ignorare come il profilo grafico di AudUsd è molto simile a quello dello S&P500. Il rimbalzo dell’Aussie si è fermato a ridosso della media mobile a 200 giorni e la struttura grafica anche di un’oscillatore come l’RSI non lascia intravedere nulla di buono. Certo, non possiamo escludere che stavolta andrà in modo diverso con l’allungo sopra la media mobile a 200 giorni, ma l’affievolimento della spinta nel rimbalzo appare un qualcosa di evidente.
Se a questo aggiungiamo anche che il Bloomberg Commodity Index non riesce a schiodarsi dai minimi, abbiamo già un paio di indizi che forse andare lunghi di australiano in questo momento potrebbe non essere la scelta migliore.
Altro elemento tecnico che mi rende perplesso è la qualità di questa salita. L’ADX, indicatore di forza del trend, non è mai salito sopra a 30 ed anzi ora siamo scivolati a livelli infimi prossimi a 10. I tori non hanno mai preso il reale controllo del mercato ed il pavimento sottile della media mobile a 20 giorni sul quale si sta muovendo il Dollaro australiano diventa un qualcosa di potenzialmente molto fragile. L’ADX così basso segnala comunque che un trend sta per ripartire. In quale direzione lo capiremo presto.