Negli ultimi mesi la Francia è tornata al centro dell’attenzione economica per la combinazione di instabilità politica, delle difficoltà nel processo di approvazione del bilancio e di una manovra fiscale che mira a ridurre un disavanzo pubblico molto alto. Questa complessa situazione rende i rischi di crescita e di fiducia, sia domestica che internazionale, più concreti e immediati.
La Francia ha vissuto una serie di cambi di Premier nell’ultimo periodo; il ripetersi di dimissioni e rapidissime riconferme ha creato un quadro di incertezza politica. La necessità di presentare e far approvare il bilancio statale in questo contesto, rende il governo vulnerabile a crisi istituzionali e a voti di sfiducia che possono rallentare o bloccare decisioni essenziali per i mercati e la spesa pubblica. È questa incertezza politica, secondo gli analisti, a erodere la fiducia delle imprese e delle famiglie nel breve termine.
Il governo ha messo in campo alcune manovre per ridurre progressivamente il deficit, ma partendo dai livelli tra i più alti dell’Eurozona. Le proiezioni ufficiali e indipendenti indicano un deficit attorno al 5,4–5,8% del PIL nel 2025, con il debito pubblico che resta su livelli molto elevati (sopra il 115–118% del PIL, con proiezioni che possono toccare quasi il 120% nei prossimi anni). Questo significa che la Francia deve combinare misure di consolidamento con politiche che non vadano a soffocare una già fragile crescita.
Sul piano procedurale, la scadenza per presentare il disegno di legge di bilancio e la possibilità che il Parlamento lo modifichi profondamente, aumentano il rischio che la manovra perda credibilità e venga ritardata, tanto che alcuni giornali hanno anche evocato il rischio che la Francia si trovi ad aprire il nuovo anno senza un bilancio approvato.
Francia: cosa succede
Il premier francese Sébastien Lecornu ha evitato la caduta del suo governo accogliendo le tre condizioni fondamentali poste dai socialisti: la sospensione della controversa riforma delle pensioni fino alle prossime presidenziali, la rinuncia al ricorso all'articolo 49 comma 3 della Costituzione (quello che consente al governo di approvare una legge senza il voto dell’Assemblea Nazionale) e l'adozione di misure di giustizia fiscale.
La sospensione della riforma delle pensioni è stata la mossa decisiva, assicurando che i socialisti non voteranno la mozione di sfiducia. Questa decisione è stata presentata come una "vittoria per migliaia di francesi" dal socialista Boris Vallaud. Lecornu ha precisato che lo stop alla riforma delle pensioni, dovrà essere "compensato da risparmi" per non aumentare il deficit.
Francia: la situazione macroeconomica
Le previsioni ufficiali e di istituzioni internazionali collocano la crescita francese per il 2025 sotto quella media dell’Eurozona (intorno allo 0,6–0,8%) con una possibile ripresa nel 2026 qualora la fiducia e gli investimenti dovessero recuperare. Bisogna fare attenzione perché una correzione fiscale troppo brusca rischierebbe però di comprimere ulteriormente la domanda interna.
L’inflazione risulta in rapida discesa rispetto agli anni precedenti; le stime della Banque de France indicano un calo dell’inflazione core verso livelli più contenuti (sotto il 2% nel biennio di previsione), il che offre una finestra di manovra alle autorità. Tuttavia, un’inflazione bassa non risolve i problemi strutturali di crescita e debito.
Il mercato del lavoro è resiliente ma risulta sotto pressione. La disoccupazione è diminuita rispetto agli anni passati, ma la qualità dell’occupazione e la partecipazione al mercato rimangono fattori da monitorare in caso di stretta fiscale.
Le famiglie tendono a posticipare i consumi e i grandi acquisti quando la politica è volatile; le imprese rallentano gli investimenti in presenza di rischi regolatori e fiscali. La combinazione di politiche di austerità e di incertezza politica può quindi deprimere la domanda aggregata.
Ne deriva che un deficit persistente insieme a segnali politici negativi possono innalzare i premi di rischio sui titoli di Stato, aumentando il costo del debito e comprimendo margini di manovra futuri.
Euro/Dollaro e l'influenza delle notizie in arrivo da Parigi
Da non sottovalutare che la Francia è una grande economia dell’Eurozona: l’indebolimento della sua crescita ha effetti diretti su partner commerciali e sulla percezione della stabilità fiscale nell’Area Euro.
L’instabilità francese infatti potrebbe influire indirettamente sulle decisioni della BCE se i rendimenti dei titoli francesi (e di altri Paesi) dovessero aumentare in maniera eccessiva.
È difficile isolare il contributo della Francia in un mercato globale, ma gli analisti stimano che episodi di forte tensione politica francese (come crisi di governo o ritardi nel bilancio), potrebbero spostare l’EUR/USD dello 0,5–1% nel breve periodo, mentre tensioni prolungate e percepite come sistemiche (es. rischio di non approvazione del bilancio o downgrade) potrebbero generare movimenti di 2–3% nell’arco di poche settimane.
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