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EUR/USD ha riguadagnato terreno negli ultimi giorni dopo lo scatto del biglietto verde innescato dall'annuncio dell'accordo commerciale tra USA e Cina per congelare i dazi reciproci per 90 giorni. Ora il cross si trova nei pressi di 1,1250, più o meno allo stesso livello del 9 maggio, giorno della seduta precedente all'annuncio della tregua.
I movimenti degli ultimi giorni della coppia di valute possono essere attribuiti alla decisione di Moody's di tagliare il rating del debito statunitense e alle dichiarazioni del governatore della
Banca centrale europea, Christine Lagarde, secondo cui
un euro forte è più un'opportunità che una minaccia. Il mercato delle opzioni sta lanciando segnali inequivocabili sulle tendenze dell'EUR/USD.
Secondo i dati della Depository Trust & Clearing Corporation, le posizioni rialziste sul cambio attraverso le opzioni hanno superato quelle ribassiste, mentre ora molti hedge fund stanno puntando a guadagni oltre il livello di 1,20.
EUR/USD: occhi puntati sul meeting G7
Oggi si terrà un evento in grado di muovere molto le quotazioni dell'EUR/USD, ovvero il meeting del Gruppo dei Sette Paesi più industrializzati del mondo. La questione valutaria è diventata un tema cruciale dell'incontro, in rapporto soprattutto al tema dei dazi. Un accordo per abbassare le tariffe potrebbe richiedere come contropartita un dollaro più debole. Gli Stati Uniti sarebbero propensi a tenere la propria valuta su livelli bassi per favorire le loro esportazioni in tutto il mondo. Allo stesso tempo, gli altri Paesi che vendono agli USA manterrebbero la competitività dei loro prodotti con dazi più bassi.
Alcuni hanno parlato anche di un
nuovo Accordo di Plaza del 1985, quando i Paesi del G5 concordarono un indebolimento coordinato del dollaro. Secondo gli strategist di Citigroup, più che cercare una soluzione simile a quella di 40 anni fa, il Segretario del Tesoro Scott Bessent punterà a
enfatizzare il ruolo delle Banche centrali sulle valute.
Ad ogni modo, "il rischio principale è orientato verso il deprezzamento del dollaro USA, con gli Stati Uniti che sarebbero meno incentivati a mantenere una politica forte della propria moneta man mano che le tariffe elevate vengono mitigate", hanno affermato gli esperti.
A giudizio di Chris Turner, responsabile della strategia FX di ING, qualsiasi cambiamento chiave del linguaggio FX nel prossimo comunicato del G7 è da considerarsi improbabile. Tuttavia, "qualsiasi ritocco potrebbe avere un ulteriore impatto sul dollaro", al punto da "scatenare un'altra potente gamba ribassista".
Secondo gli analisti di Danske Bank A/S, la forza dell'euro è "una risposta del mercato ai segnali erratici della politica statunitense". Gli esperti vedono ora l'EUR/USD a 1,20 entro i prossimi 12 mesi, con la Federal Reserve che assumerà un approccio "leggermente più aggressivo" nella politica monetaria.