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EUR/USD ha registrato la terza settimana consecutiva in calo e si stanno affollando le voci secondo cui è plausibile nei prossimi mesi la
parità tra le due valute più scambiate. Le vendite del "fiber" sono motivate principalmente dalla politica monetaria delle Banche centrali e dalla prospettiva dei dazi se
Donald Trump dovesse vincere le prossime elezioni americane del 5 novembre.
Riguardo il primo aspetto, la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi di interesse di un quarto di punto questa settimana portandoli al 3,4% dal 3,65%. Inoltre, ha ridotto dal 3,5% al 3,25% il tasso sui depositi e dal 3,90% al 3,65% il tasso sulle operazioni marginali di rifinanziamento. Nel frattempo l'inflazione è scivolata all'1,7%, ben al di sotto dell'obiettivo di lungo termine del 2% della BCE, mentre l'economia continua a essere claudicante. Le condizioni createsi sono ideali anche per prossimi tagli più aggressivi che finirebbero per mettere l'euro sotto pressione. La Federal Reserve, invece, dopo aver effettuato un maxi-taglio di mezzo punto a settembre, probabilmente ammorbidirà la mano nei prossimi incontri, forte del fatto che l'inflazione ancora non si è attestata al target prefissato del 2% e soprattutto l'economia americana ha dato eloquenti segnali di buona salute. Giocoforza il dollaro ne trarrebbe vantaggio, in virtù di rendimenti sull'euro ancora più alti.
Quanto ai dazi, Trump ha promesso di colpire anche l'Europa in caso di un nuovo mandato alla Casa Bianca. La politica protezionistica da un lato rafforza il dollaro perché le aziende USA comprano meno dall'estero e più in patria, il che fa diminuire la domanda per la valuta straniera; da un altro lato indebolisce l'euro perché la BCE si troverebbe costretta a fare politiche di svalutazione per rendere più competitive le aziende europee. Il governatore dell'Eurotower Christine Lagarde ha avvertito che qualsiasi barriera rappresenterebbe un "rischio al ribasso" per l'economia in difficoltà del blocco.
EUR/USD: parità in vista?
In questo contesto non proprio idilliaco per l'euro, gli investitori sono tornati a parlare di parità sul dollaro. "La parità EUR/USD è sicuramente una possibilità se Trump vince e va a fondo sui dazi", ha detto Michael Hart, senior currency strategist di Pictet Wealth Management. A giudizio di George Saravelos, responsabile globale della ricerca FX presso Deutsche Bank, una guerra commerciale globale che coinvolga la Cina spingerebbe la BCE a tagliare i tassi in modo più aggressivo di quanto i mercati stiano attualmente prezzando, con la "coppia euro-dollaro che scenderebbe a circa 1". Gli strategist di Bloomberg ritengono che "le aspettative di un allentamento aggressivo della politica monetaria della BCE, insieme ad altri venti contrari, rischiano di alimentare le voci sul ritorno dell'euro alla parità nel 2025, uno scenario che i mercati sembrano attualmente ampiamente scontare".
Il mercato delle opzioni comunque non vede uno scenario di questo tipo, almeno per ora. Secondo i dati forniti dalla Depository Trust & Clearing Corporation, il volume delle opzioni per proteggersi da un euro più debole rispetto al dollaro è concentrato nell'area 1,08-1,07, con un aumento verso la zona 1,05. I volumi sono ancora esigui per ciò che attiene alla parità.