Mentre la Nuova Zelanda taglia i tassi di interesse, l’Australia indugia, con il mercato che sembra però aver già emesso una prima sentenza. Di inversione di tendenza favorevole al dollaro australiano per il momento non se ne parla, soprattutto adesso che le colombe americane stanno ritornando nei loro nidi a causa di dati macro non così supportivi a misure aggressive sui tassi a novembre da parte di Powell e soci.
L’inflazione headline e core americana, uscite entrambe sopra le attese a settembre, sono una conferma di come la fase di rientro dell’inflazione è più complessa e prolungata del previsto. E lo stesso pensano le autorità monetarie australiane che devono anche fare i conti con l’incognita di cosa farà veramente la Cina per rilanciare la crescita.
AUD/USD: probabile un ritorno in zona 0,665
Su questo punto l’illusione di grandi manovre sembra smorzarsi con il passare dei giorni. Pechino annuncia ma per ora, a parte il taglio dei tassi, ha messo sul piatto poche misure concrete. Il cambio AUD/USD ha preso male questa fase di incertezza dopo essersi acceso nelle settimane scorso sull’onda di un entusiasmo montante per una domanda cinese soprattutto di metalli che poteva finalmente risvegliarsi.
Come possiamo infatti apprezzare dal grafico, dopo aver tentato di violare al rialzo zona 0,68, un livello di non poco conto visto che qui passano importanti livelli di resistenza che in diverse occasioni hanno respinto i propositi bullish dell’Aussie, il rapporto di cambio AUD/USD è tornato ad indebolirsi. La figura mensile, se il mese si chiudesse ora, sarebbe da etichettare come bearish engulfing pattern ma ovviamente c’è ancora tempo per recuperare.
Solo valicando l’area di 0,68 la divisa pacifica potrebbe ambire a salire verso livelli ben più interessanti, addirittura aprendo prospettive per puntare ad un ambizioso 0,8, ma di questo parleremo solo a fatto compiuto, ovvero la formalizzazione della rottura del livello di resistenza sopra citato. Nell’immediato appare più probabile un ritorno in zona 0,665.
I verbali recentemente pubblicati dalla Banca centrale australiana fanno emergere una volontà di mantenere una politica monetaria molto neutrale da parte della RBA che sembra escludere manovre sui tassi a breve, a differenza di quello che hanno già fatto i cugini neozelandesi dopo il taglio di 50 punti base nei tassi ufficiali.
Il mercato al momento non vede in più del 50% le probabilità di riduzione dei tassi di interesse australiani entro la fine dell’anno, elemento che avrebbe dovuto in teoria favorire l’Aussie. Che invece paga dazio al rialzo nei rendimenti dei Treasury americani sopra il 4% e alla delusione parziale per le notizie provenienti da Pechino. Per il momento eviterei di andare lungo di australiano in attesa di segnali concreti.