Lo yen ha rivisto il livello di 150 per dollaro USA e sul mercato si torna a parlare di un nuovo intervento da parte del governo giapponese. Il "ninja" viene da due settimane consecutive di ribassi e nell'ottava terminata il 4 ottobre ha registrato la peggiore performance dal 2009. Secondo i dati forniti dalla Commodity Futures Trading Commission degli Stati Uniti, all'8 ottobre le posizioni lunghe nette dei fondi a leva in yen sono diminuite per la seconda settimana consecutiva.
Il contesto quindi indica che gli investitori sono diventati meno rialzisti sulla valuta nipponica rispetto a questa estate, quando l'aumento dei tassi di interesse della
Bank of Japan di un quarto di punto e i dati preoccupanti sull'occupazione americana avevano indotto i trader a
liquidare le posizioni da carry trade. Queste vedevano prendere a prestito yen a costo quasi nullo per investire in dollari a un rendimento fino a oltre il 5%.
La situazione ora è cambiata. Il mercato non scommette più su un restringimento degli spread tra tassi americani e giapponesi che avrebbe potuto favorire lo yen. Il nuovo primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha dichiarato che l'economia del Paese non è ancora pronta ad altri rialzi del costo del denaro. Nel contempo, gli USA sfoderano dati macro positivi che confermano un buono stato di salute dell'economia, allontanando la prospettiva di altri maxi tagli dei tassi da parte della Federal Reserve dopo quello effettuato nella riunione del 17-18 settembre. Proprio ieri, il membro del Board della Fed Christopher Waller ha suggerito cautela nella riduzione dei tassi di riferimento.
Yen: il Giappone interverrà di nuovo?
Con le pressioni che sono tornate prepotentemente sullo yen, alcuni ipotizzano che il governo giapponese potrebbe preparare un nuovo intervento per frenare la caduta della divisa nazionale. Il governo è entrato in azione l'ultima volta all'inizio di luglio, dopo che l'USD/JPY ha toccato a 161,95 il massimo di 38 anni. In precedenza aveva effettuato altri acquisti di yen a settembre-ottobre 2022 e nella prima metà dell'anno in corso.
All'inzio di questo mese, il principale funzionario valutario del Giappone, Atsushi Mimura, ha dichiarato che il mercato valutario rimane sotto osservazione "con un senso di urgenza", seguendo quelle che possono essere le mosse degli speculatori. Anche il nuovo ministro delle Finanze, Katsunobu Kato, ha avvertito circa gli effetti negativi che le improvvise oscillazioni dello yen possono avere sulle imprese e sulle famiglie.
Alcuni strategist ritengono che il rischio di intervento aumenti nei pressi di 150 o della media mobile a 200 giorni di 151,25. "Il punto chiave è se lo yen supererà o meno i 152", ha detto Takuya Kanda, capo della ricerca presso Gaitame.com Research Institute di Tokyo. "Questo segna un livello chiave per lo yen, perché l'ultima volta che ha sfondato quel livello, è sceso rapidamente verso 160".
Keiichi Iguchi, senior strategist di Resona Holdings Inc., ha affermato che se le aspettative di tagli dei tassi Fed vengono riviste, aumenta il rischio di ulteriori vendite sullo yen, per questo "dobbiamo stare attenti all'intervento".
Tuttavia c'è chi come Eiichiro Miura, capo del dipartimento di investimenti strategici di Nissay Asset Management Corp., sostiene che "l'intervento non avrà luogo a meno che lo yen non si indebolisca oltre 160".