L’ultimo articolo del 2024 dedicato ad una singola valuta non può che vedere come protagonista il re dollaro, dominatore assoluto contro praticamente tutte le principali divise mondiali. Il biglietto verde ha saputo sfruttare al massimo il valore di porto sicuro nei momenti di tensione geopolitica come quelli visti nel 2024, il generoso differenziale tassi provocato dall’aggressiva politica monetaria della Fed per abbattere l’inflazione e la stabilità politica emersa dopo la rielezione di Trump a Presidente della Casa Bianca.
Tre eventi che hanno favorito un generale riprezzamento del biglietto verde e che ha costretto ad esempio la banca centrale giapponese a rimuovere la storica politica del tasso zero aumentando i tassi di interesse e intervenire sui mercati valutari per difendere uno yen in caduta libera.
Ma il dollaro ha saputo anche approfittare delle debolezze europee. La crisi politica prima tedesca e poi francese hanno colpito duro in un momento di stagnazione economica e di rischi bellici ai confini. Lo spread di rendimento verso gli Stati Uniti si è ampliato ben oltre i 220 punti base nel confronto con il Bund tedesco, con la speculazione che si è accanita soprattutto sulle debolezze francesi, oggi ancora alla prese con il tentativo di creare un nuovo Governo senza una legge di bilancio per il 2025.
La BCE, guardiana dell’inflazione, non ha potuto che prendere atto del rientro dei prezzi al consumo di Eurolandia e cominciare ad abbassare i tassi di interesse con la prospettiva di farlo anche nella prima parte del prossimo anno. E con la consapevolezza che invece la Fed per ora si fermerà vista la frizzante crescita economica, un’inflazione incapace di scendere stabilmente sotto al 3% e soprattutto la politica di dazi promessa da Trump, la divergenza tra le due politiche monetarie ha messo le ali al dollaro che durante l’anno ha abbattuto supporti critici in sequenza come 1,10, 1,08 e per ultimo 1,05.
EUR/USD comincia così il 2025 con una evidente debolezza, palesata anche dall’incapacità di reagire a dicembre, mese tradizionalmente positivo per la moneta unica. Gennaio e febbraio al contrario sorridono ad un biglietto verde che sembra avere tutte le carte in regola per puntare adesso alla parità contro euro.
Forex, EUR/USD: i livelli da monitorare in vista del 2025
L’analisi tecnica, come sempre, può esserci utile per capire quali sono i livelli più critici da monitorare in ottica 2025. Se 1,0450 rappresenta quel minimo del 2023 che di fatto fa da pivot a quello che potrebbe essere un doppio massimo realizzato in zona 1,12, sempre da quelle parti, a 1,041 troviamo il 50% di ritracciamento di tutto il rialzo di EUR/USD 2022-2023.
Perdere questo supporto aprirebbe le porte ad un passaggio a 1,02 (61,8% di ritracciamento) ma soprattutto a quella parità tra euro e dollaro che sarebbe solo un transito temporaneo visto che l’obiettivo teorico del doppio massimo sarebbe a quel punto rappresentato da 0,97.
Un veloce recupero al di sopra di 1,045/1,05 risolverebbe quelle divergenze tra oscillatori e cambio che si stanno sviluppando da alcuni giorni aprendo al contrario le porte ad un rimbalzo che potrebbe estendersi fin sotto 1,08 e qualificando così i tentativi di sfondamento ribassista in corso come una clamorosa trappola per orsi. Al momento però si fatica a scorgere una concreta possibilità di ripresa per l’euro, almeno in questa prima fase del 2025 che ci aspetta.