Gli investitori hanno letteralmente rifuggito il dollaro USA nel corso di quest’anno. Quando manca ormai una manciata di sedute alla fine del 2025, il Dollar Index - che misura l’andamento del biglietto verde rispetto a un paniere delle principali valute - ha perso quasi il 10% da inizio gennaio, segnando la performance peggiore dal 2017. Se la debolezza dovesse proseguire, l’indicatore potrebbe registrare il risultato peggiore degli ultimi due decenni.
Nel mese di dicembre la valuta americana è rimasta sotto pressione, poiché i trader stanno scontando una Federal Reserve particolarmente aggressiva sul fronte dei tagli ai tassi di interesse nel prossimo anno (Riunioni Fed: calendario delle date dei meeting del FOMC 2026). A pesare è soprattutto l’ipotesi di un presidente della Fed più accomodante, destinato a sostituire Jerome Powell, il cui mandato terminerà a maggio. Tassi più bassi tendono infatti ad allontanare gli investitori dal dollaro: gli asset denominati in valuta statunitense offrono rendimenti inferiori e, di conseguenza, la domanda della divisa diminuisce.
Dollaro USA: nel 2026 ancora vendite?
Il mercato delle opzioni segnala un sentiment tutt’altro che positivo sul biglietto verde in vista del 2026. Secondo i dati della Depository Trust & Clearing Corporation, le cosiddette risk reversals - che riflettono il posizionamento e il sentiment degli operatori - indicano che i trader sono i più ribassisti sul dollaro degli ultimi tre mesi.
“Le prospettive del dollaro americano restano negative”, ha scritto in una nota Ipek Ozkardeskaya, analista senior di Swissquote. “Le call rialziste sul dollaro sono rare”. Secondo l’esperta, due fattori agiscono come forti venti contrari per la valuta USA: il crescente deficit fiscale degli Stati Uniti e le tensioni commerciali. Ozkardeskaya sottolinea tuttavia che il dollaro potrebbe anche mettere a segno un deciso rimbalzo qualora le prossime pubblicazioni dei dati macroeconomici inducano il mercato a rivedere in modo aggressivo le aspettative sulla politica monetaria della Fed.
Nelle ultime settimane, inoltre, diverse grandi banche d’investimento hanno diffuso outlook negativi sul biglietto verde. Deutsche Bank stima che il dollaro possa deprezzarsi di circa il 6% su base trade-weighted entro la fine del 2026, a causa di squilibri macroeconomici come il deficit delle partite correnti e di un contesto di politica monetaria meno favorevole.
Anche Morgan Stanley prevede uno scenario di debolezza nella prima metà del prossimo anno, seguito da una possibile ripresa nella seconda parte del 2026, man mano che il ciclo dei tagli della Fed si avvierà alla conclusione e i dati economici statunitensi mostreranno segnali di miglioramento.