Il dollaro Usa continua a soffrire nei mercati valutari. Da inizio 2025, il Dollar Index - l'indice che misura l'andamento del biglietto verde rispetto a un paniere di valute - ha perso circa l'8% del suo valore. Gli investitori rifuggono la moneta americana come segno di allontanamento degli asset del Paese, al punto che essa ha smarrito la sua tradizionale funzione di bene rifugio. Nei momenti più "caldi" della guerra commerciale, il mercato ha preferito rifugiarsi nell'oro, vendendo invece dollari e titoli di Stato americani.
L'avversione nei confronti della valuta a stelle e strisce si spiega in parte anche con le preoccupazioni per il debito statunitense, che a giudizio degli osservatori finanziari verrà messo sotto pressione dal disegno di legge approvato dalla Camera. Uno dei motivi è rappresentato dall'estensione dei benefici fiscali introdotti nel 2017 e in scadenza quest'anno.
Inoltre, i timori di una recessione economica negli Stati Uniti non sono tramontati e la
Federal Reserve sta aspettando il momento propizio per abbassare i tassi di interesse. Tutto ciò non fa di certo il gioco del dollaro Usa, che ha visto un calo notevole di fiducia dal mercato.
Dollaro Usa: ecco tutti i rischi futuri
Il quadro generale per la divisa statunitense, quindi, non è dei migliori e l'impressione generale è che per un po' di tempo il sentiment negativo dei trader perdurerà. Almeno di questo sono convinti gli analisti di Standard Chartered, che vedono "il rischio di un'importante flessione del dollaro l'anno prossimo se le politiche del presidente degli Stati Uniti Donald Trump aumenteranno l'onere del debito americano senza rilanciare l'economia".
In una nota di ricerca, la banca ha affermato che sia il debito pubblico che l'importo dovuto agli investitori stranieri sono aumentati contemporaneamente negli ultimi anni. Questo significa che dall'estero c'è una perdita di fiducia nei confronti dei Treasury e del dollaro. "Se l'economia o i mercati finanziari vacillano, il rischio al ribasso per il dollaro è tanto maggiore quanto maggiore è l'accumulo di passività esterne", ha affermato Steve Englander, responsabile della ricerca globale sul G10 FX di Standard Chartered.
"I creditori esteri saranno probabilmente più preoccupati per la sostenibilità del debito se i dazi e le politiche fiscali non riusciranno a stimolare la crescita, e molto probabilmente si manifesteranno sotto forma di premi al rischio, di tassi più alti o di un dollaro più debole", ha aggiunto.
Englander ritiene che la legge fiscale potrebbe aiutare l'economia americana quest'anno se venisse approvata anche dal Senato, ma "è probabile che la spinta svanisca entro la metà del 2026 o del 2027", ha precisato. Ciò lascerà il posto alle preoccupazioni per l'impatto a lungo termine sulla crescita e sul debito.
Inoltre, "se la politica commerciale rimanesse irregolare, gli investitori sarebbero riluttanti ad aumentare ulteriormente la loro esposizione al dollaro", mentre "il miglioramento delle prospettive di crescita economica in Cina e in Europa aggiungerebbe ulteriore pressione di vendita", ha sottolineato l'esperto.