Da diverso tempo si parla del carry trade in yen e di come l'implosione della strategia abbia creato sconquassi nei mercati finanziari di tutto il mondo, ma potrebbe esserci un'altra minaccia all'orizzonte: il carry trade in yuan.
In genere, un'operazione di carry trade consiste nel prendere a prestito una valuta con un tasso di rendimento basso e investire in asset a più alto rendimento che possono essere rappresentati da un'altra valuta, azioni e obbligazioni. Il guadagno per l'investitore sta nella differenza tra il ritorno che ottiene dalle attività sulle quali investe rispetto al costo che paga sul finanziamento in valuta.
Negli ultimi anni ha avuto un grande successo la strategia dove gli operatori si sono finanziari in yen a un tasso estremamente esiguo e hanno investito in dollari USA ottenendo un rendimento fino a circa 5 punti percentuali in più. Il sistema ha funzionato perché il cambio USD/JPY è aumentato di valore.
Infatti, la condizione necessaria affinché il carry trade valutario sia efficace è che lo spread di rendimento sia superiore a un eventuale andamento sfavorevole del cambio in termini percentuali. Quindi, l'USD/JPY non avrebbe dovuto deprezzarsi più del 5% annuo perché l'operazione fosse profittevole. Il problema non si è posto. Tutt'altro. Il "ninja" è andato in rally, aggiungendo al guadagno del carry trade, quello del cambio favorevole.
Carry trade in yuan: cos'è e come si è evoluto
Il carry trade in yuan è molto simile a quello in yen, ma con delle limitazioni per via del fatto che la valuta non è completamente convertibile. La People's Bank of China controlla il cambio con il dollaro USA fissando una banda di oscillazione. Ci possono essere tre versioni del carry trade in yuan: la prima è quella in cui gli esportatori cinesi parcheggiano la liquidità in dollari USA; la seconda è quella attinente agli investitori stranieri che si finanziano in yuan per investire nei mercati continentali; la terza è quella che prevede l'utilizzo dello yuan offshore per acquistare altre valute o asset denominati in dollari.
Fino al 2022 non era conveniente fare carry trade con short yuan, in quanto i tassi di interesse cinesi erano più alti di quelli statunitensi. Da marzo di quell'anno, però, la
Federal Reserve ha cominciato la serie di rialzi dei tassi di interesse per combattere l'inflazione crescente, mentre la PBoC ha allentano la politica monetaria per cercare di rilanciare l'economia cinese in difficoltà. A quel punto, la situazione si è capovolta, con lo spread dollaro-yuan a favore del biglietto verde. Quindi, gli investitori esteri hanno cominciato a fare
massicce operazioni prendendo a prestito yuan, per destinare il denaro in attività più redditizie tra cui proprio il dollaro USA.
Carry trade in yuan: entità delle operazioni
Non è facile quantificare la mole di operazioni in corso che raffigurano una strategia di carry trade in yuan. Gli analisti comunque ritengono che l'entità sia inferiore rispetto a quella avente come base lo yen. Un punto di riferimento potrebbero essere le riserve di valuta estera delle multinazionali che, secondo la banca d'investimenti Macquarie, ammonterebbero a oltre 500 miliardi di dollari dalla fine del 2022. Nello stesso periodo, le partecipazioni in obbligazioni in yuan onshore sono salite di oltre 128 miliardi di dollari.
I rischi di implosione
Può implodere il carry trade in yuan come ha fatto quello in yen? C'è da fare intanto una distinzione. La liquidazione delle posizioni nel caso dello yen - con gli investitori che hanno venduto le long carry per rimborsare i prestiti in valuta giapponese - è avvenuta perché la
Bank of Japan ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale nella riunione di fine luglio, accompagnando la mossa con un tono da falco.
In Cina, la PBoC sta invece allentando la politica monetaria e quindi non sta creando le condizioni affinché ci sia una corsa alla chiusura delle posizioni in essere nel carry trade in yuan. Tuttavia, alcuni analisti come quelli di UBS segnalano la forte correlazione tra lo yen e lo yuan, il che implica un rafforzamento della moneta cinese se lo yen sale di valore come sta avvenendo. Infatti, la banca svizzera ha affermato che le posizioni short nello yuan sono diminuite. Larry Hu, capo economista cinese di Macquarie, ha detto che una volta che la domanda cinese si riprenderà, il carry trade dello yuan tenderà a ridursi. In questo, però, "potrebbe essere decisivo lo stimolo monetario", ha aggiunto.