L'
EUR/USD continua la sua discesa sotto la parità, arrivando a 0,9910.
Quest'anno il cambio ha perso circa il 13% del suo valore, scontando una politica monetaria particolarmente aggressiva da parte della
Federal Reserve, mentre la
BCE ha proceduto con maggiore cautela.
L'attenzione degli investitori adesso è concentrata sul simposio di Jackson Hole, che si terrà dal 25 al 27 agosto, dove i principali banchieri centrali di tutto il mondo si pronunceranno in merito alle prossime mosse dei rispettivi istituti monetari.
L'attesa è che il Governatore della Fed,
Jerome Powell, possa usare
toni ancora aggressivi sui tassi d'interesse nei prossimi mesi, nonostante il mercato abbia considerato la possibilità di un certo rallentamento dopo le maxi-strette di giugno e luglio.
Tutto questo si è riflesso sulla forza del biglietto verde, anche e soprattutto nell'ottica di bene rifugio per una possibile recessione degli Stati Uniti. In teoria, l'economia a stelle e strisce sarebbe già in recessione tecnica, dal momento che per due trimestri consecutivi ha registrato crescita negativa.
Tuttavia, lo stato attuale non sembra dare palesi dimostrazioni in tal senso, in quanto le attività economiche non accusano per ora squarci profondi e il livello di occupazione è il meglio che si potesse immaginare. La situazione tuttavia potrebbe cambiare con il proseguire dell'aggressività della Banca centrale USA e questo ha messo in allerta gli operatori valutari.
Dall'altro lato vi è un euro che, nonostante la BCE abbia deciso di normalizzare la sua politica monetaria alzando i tassi, continua a soffrire per via della guerra in Ucraina e gli effetti a livello energetico sull'Europa.
Nord Stream ha in questi giorni interrotto nuovamente l'attività e il pericolo che le forniture possano rimanere a secco per l'inverno si fa sempre più concreto. La conseguenza è stata un'impennata fuori controllo dei prezzi del gas, che sta mettendo in crisi i conti di famiglie e imprese.
Forex, EUR/USD: il parere degli analisti
Gli esperti di mercato adesso stanno dibattendo su dove potranno effettivamente arrivare le quotazioni dell'EUR/USD. La sensazione è che ci saranno ancora vendite almeno fino alla conclusione del meeting a Jackson Hole.
Secondo Morgan Stanley il Fiber scivolerà a 0,97 dollari, livello che non si vede dai primi anni 2000. Lo stratega della banca d'affari americana, David Adams, prevede che il tono di Powell al simposio sarà da falco e questo rappresenterà un catalizzatore importante per il dollaro.
Ancora più in là si spinge Nomura, che stima un livello del cambio a 0,975 entro fine settembre, ma con successive possibili incursioni fino a 0,95 o addirittura oltre a causa delle pressioni sulle forniture energetiche.
Chris Turner, responsabile dei mercati globali a Londra di ING, ha affermato che in corso vi è un ribilanciamento delle posizioni valutarie da parte di alcuni Paesi asiatici, tra cui India, Corea del Sud e Thailandia, che stanno scaricando euro per riequilibrare i portafogli, dopo che hanno speso una quantità significativa di dollari quest'anno per acquistare le proprie valute a seguito del rally della moneta americana.
Quanto tutto ciò impatterà sull'euro dipende dalle dimensioni del ribilanciamento, ma si potrebbe trattare di diversi miliardi di euro venduti ogni mese, afferma Turner. A giudizio di Kit Juckes, strategist sui cambi di Société Générale, la fine dell'estate vedrà l'euro tornare sotto pressione sul dollaro, "in parte perché il biglietto verde è offerto e in parte perché sull'economia europea pende sempre una spada di Damocle".