Mese praticamente tutto in verde quello di marzo per l’euro. A parte le valute scandinave, che hanno fatto registrare progressi contro la valuta unica europea, tutto il resto è stata una sinfonia europea con rivalutazioni abbastanza uniformi sia contro le currencies emergenti che sviluppate.
Nonostante il ritracciamento degli ultimi giorni del mese, l’euro ha consolidato i progressi contro dollaro americano, progressi confermati anche in termini relativi sul versante azionario e del differenziale di rendimento tra carta europea ed americana dopo la salita dei rendimenti soprattutto tedeschi.
Le divise del nord Europa come corona svedese e norvegese hanno fatto registrare segni positivi nell’ordine di circa il 3% grazie alle rispettive Banche centrali che hanno confermato i tassi di interesse, probabilmente allontanando l’ipotesi di un taglio che avrebbe reso meno appetibili le valute. Soprattutto la Norvegia sembra destinata a rimanere una valuta high yield competitiva anche verso il dollaro americano quanto a remunerazione da interesse.
Forex: le valute peggiori del mese di marzo
Tra le valute peggiori del mondo occidentale troviamo yen giapponese e dollaro australiano, in calo di oltre il 3%, come il dollaro americano. Se per il Giappone i motivi sono da ricercare soprattutto nell’allontanamento dell’ipotesi aumento dei tassi di interesse, per l’Australia continua ad essere il tema dazi a frenare la ripresa.
Soprattutto la Cina e la sua economia potrebbero essere colpiti da una guerra commerciale che inevitabilmente rallenterebbe il flusso di domanda di materie prime di cui il territorio australiano è ricco e che chiaramente vivacizza l’economia interna e le esportazioni del paese pacifico.
Per il biglietto verde continua a pesare la politica commerciale di dazi voluta da Trump che crea maggiore sfiducia attorno all'economia americana.
Sul fronte emergente a marzo, escluso il rublo russo praticamente invariato, la forza dell’euro si è notata soprattutto sulla valuta sudcoreana e indonesiana con guadagni attorno al 5%, ma anche e soprattutto sulla lira turca in calo di oltre l'8%. Azzeccata la nostra previsione di qualche settimana fa (Lira turca, nuovi minimi storici e non finisce qui), la lira ha pagato il clima di instabilità politica all’interno del paese dopo l’arresto del sindaco di Istanbul e che sa tanto di resa dei conti con Erdogan, preoccupato dell’ascesa del leader dell’opposizione in vista delle elezioni.
Male anche real brasiliano e yuan cinese in calo del 2%, percentuali non dissimili da quelli viste su dollaro canadese e neozelandese.
Dopo la corsa di marzo sarà interessante vedere come si comporterà la moneta unica europea ad aprile, visto che il 2 è in calendario quello che Trump ha definito il “Giorno della Liberazione”.
Il mercato non sembra per il momento credere che l’Euro possa risultare danneggiato da questa politica, ma ovviamente dovranno essere le conferme grafiche a completare uno scenario che allontanerebbe definitivamente il rischio parità (e forse ribasso nei tassi) per i prossimi mesi.