Quello di giugno è stato indubbiamente il mese dell’euro. Fatta eccezione per due valute emergenti come il real brasiliano e lo zloty polacco, la moneta unica europea è stata in grado di apprezzarsi su praticamente tutte le principali divise emergenti e del G10.
La fuga dal dollaro americano e le tensioni belliche tra Israele ed Iran hanno messo le ali alla moneta unica, diventata un porto sicuro per capitali in uscita da varie parti del mondo.
Tra le valute del G10 solo il franco svizzero ha limitato i danni, mentre dollaro americano e yen giapponese sono state vittime eccellenti delle vendite perdendo oltre il 3%.
Forex: il carry non basta più al dollaro
Per la valuta americana il carry di rendimento non è bastato a convincere gli investitori ed il mercato sembra iniziare a scommettere seriamente ad una FED più espansiva a settembre anche a causa di tensioni sempre più evidenti tra Trump e Powell che stanno alimentando sfiducia nella capacità della FED di mantenere la sua indipendenza.
In Giappone EUR/JPY vola a 170 sulle prospettive di un persistere di tassi reali molto negativi ancora a lungo.
Se i cali per USD e JPY sono stati superiori al 3%, il drappello di chi ha lasciato sul terreno tra il 2% e il 3% è nutrito e composto anche da commodity currency nonostante il buon momento delle ultime settimane dell’intero comparto delle materie prime.
Lato mercati emergenti, solo il real brasiliano ha contenuto i danni grazie ad un (probabilmente) ultimo ritocco all’insù dei tassi di 25 punti base che ha offerto maggiore appeal alla carta sudamericana.
Male la lira turca, il rublo russo e la rupia indiana che hanno aggiornato i minimi storici.
L'Euro rimane la valuta del 2025
Tranne che contro il rublo russo capace di guadagnare oltre il 20%, e le due valute scandinave corona svedese e norvegese in marginalissimo guadagno, la forza dell’euro è stata molto omogenea.
Tra le valute del G10 proprio il dollaro americano è quello che ha subito le maggiori pressioni della lettera con un calo superiore al 14%, seguito dalle due commodity currencies AUD e CAD con performance negative del 7%.
Il mondo emergente ha visto invece pagare ancora a caro prezzo il rischio con la lira turca che nel primo semestre ha perso per strada il 28%, seguita dalla triade rupia indiana, indonesiana e yuan cinese, con cali in doppia cifra compresi tra il 13% e il 10%.
Euro che nonostante una politica monetaria espansiva che probabilmente ha vissuto l’ultimo atto nel meeting di giugno, dimostra una maturità sorprendente in una fase turbolenta e incerta.
Nonostante tutto l’Europa c’è, almeno sul mercato forex e per i trader shortare l’euro rischia di essere un esercizio ancora molto pericoloso.