La Rupia indiana crolla sotto i colpi di vendite massicce che hanno colpito una delle valute più esposte al ciclo di rialzo nei prezzi delle commodity, soprattutto il petrolio, e con una Banca centrale restia ad alzare i tassi come hanno fatto altre realtà del mondo emergente.
Poche settimane fa in questo articolo avevo accennato al rischio di veder aggiornati i minimi storici da parte della divisa indiana. La salita nei prezzi del petrolio crea problemi al Paese, dipendente dalle importazioni di greggio, necessario per far girare la sua industria pesante.
Con il WTI a 100 dollari al barile, l’esito non poteva che portare a nuovi minimi storici della rupia, complice anche un deficit delle partite correnti destinato ad ampliarsi ancora di più nei prossimi mesi qualora, al rialzo nei prezzi delle materie prime, dovesse sommarsi il rallentamento globale dell’economia.
India: Banca centrale restia a muoversi con i rialzi dei tassi
L’inflazione di aprile ha sfiorato l'8% (7,8% contro il 6,9% di marzo) e questo costringerà la Banca centrale, finora restia a muoversi con decisione sui tassi di interesse, mossa che permetterebbe di evitare di attingere con troppa frequenza dalle riserve valutarie per contenere il calo della rupia. Per la prima volta in un anno le riserve sono infatti scese sotto i 600 miliardi di dollari.
La debolezza di fondo che sta comunque colpendo la valuta va avanti da metà del 2021 ed è amplificata da un costante deflusso di investimenti esteri sulle azioni locali che nella prima parte del 2022 ha già toccato secondo Bloomberg i 17,7 miliardi di dollari.
USD/INR: analisi tecnica e strategie operative
Andando ad osservare il grafico di USD/INR possiamo notare come il processo di sfondamento dei massimi storici del 2020 è arrivato dopo una serie di continue sollecitazioni di area 77. Difficile pensare ad una trappola per tori per una valuta che da inizio 2018 ha perso quasi il 25% del suo valore contro il dollaro americano.
Con la chiusura della scorsa settimana sono state sei le settimane di rialzo consecutive in un contesto che, come suggerisce il MACD settimanale, sembra essere ancora ben lontano da quegli eccessi del 2018 e del 2020 che intercettarono con discreta precisione i top del cambio.
A livello tecnico credo che ogni tentativo di ingresso prima di entrare in area 80 potrebbe risultare prematuro e pericoloso per una valuta sì ad alto rendimento, ma con una Banca centrale che non sembra voler assecondare i desideri del mercato di avere di più dalla politica monetaria. Solo a fronte di eccessi speculativi più marcati ritornerò quindi a guardare con maggiore interesse il long INR.