Il dollaro Usa è sotto pressione in questi giorni: il recupero della scorsa settimana è stato vanificato dalle
rinnovate tensioni su una guerra commerciale tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi, soprattutto la Cina. A inacidire il clima sono state le dichiarazioni del presidente americano
Donald Trump di voler portare al 50% i dazi su acciaio e alluminio. Il tycoon ha anche accusato la Cina di aver violato gli accordi di Ginevra del 12 maggio, secondo i quali le tariffe reciproche sono state congelate per 90 giorni. Per tutta risposta, il Ministero del Commercio cinese ha parlato di accuse senza fondamento.
Da quando Trump si è messo contro al mondo intero scatenando la guerra dei dazi, il dollaro ha sofferto molto in quanto gli investitori si sono allontanati dagli asset americani. Tuttavia, la valuta ha trovato un po' di sollievo allorché il capo della Casa Bianca si è accordato con le altre nazioni per bloccare temporaneamente i prelievi. Tra l'altro, ci sono forti preoccupazioni per il debito statunitense dopo l'approvazione da parte della Camera della legge fiscale accomodante di Trump. Ciò rischia di mettere ulteriore pressione al dollaro.
Dollaro Usa: le banche di Wall Street raccomandano di vendere
In questo quadro non proprio esaltante, le grandi banche americane non sono ottimiste per il dollaro Usa. Secondo gli strategist di Morgan Stanley, entro la metà del 2026 la divisa scenderà ai livelli visti l'ultima volta durante la pandemia. "Riteniamo che i tassi e i mercati valutari abbiano intrapreso tendenze considerevoli che saranno sostenute - portando il dollaro USA molto più in basso e le curve dei rendimenti molto più ripide - dopo due anni di swing trading all'interno di ampi intervalli", hanno scritto in una nota. In rapporto alle altre valute, per l'anno prossimo Morgan Stanley vede l'EUR/USD salire da 1,1430 a circa 1,25, il GBP/USD da 1,35 a 1,45, mentre l'USD/JPY potrebbe scendere da 143 a 130.
Dello stesso avviso sono gli strategist di Goldman Sachs, che pongono l'accento sulla potenziale modifica delle aliquote fiscali statunitensi su società e privati stranieri. In pratica, gli esperti sottolineano come nel disegno di legge ci sia una misura che richiede tasse più elevate su interessi e dividendi. Si tratta di un'oscura voce fiscale che sta allarmando Wall Street e che potrebbe avere conseguenze sul dollaro.
"Anche se l'applicazione è relativamente ristretta, un tale strumento aggraverebbe le preoccupazioni sui rischi degli investimenti americani, in un momento in cui gli investitori stanno già valutando lo spostamento delle correlazioni tra asset come motivo per cercare una maggiore diversificazione dalle attività statunitensi", hanno scritto in una nota gli strateghi di Goldman. I modelli della banca suggeriscono una sopravvalutazione del dollaro Usa di circa il 15%, il che implica un'ulteriore discesa "probabilmente guidata dalla riallocazione e dal riprezzamento degli asset globali".