La scorsa settimana è stata la peggiore per gli indici di Borsa americani da fine marzo. Dopo una serie vorticosa di massimi storici fatta da giugno in avanti, la sensazione generale è che con la pubblicazione delle trimestrali delle Mag7 l’approccio degli investitori sia cambiato e si sia fatto più selettivo.
Tre indizi fanno una prova e le vendite che hanno caratterizzato Meta Platforms, AMD e Palantir dopo la pubblicazione dei risultati vanno in questa direzione. Conti solidi e in alcuni casi con crescite strepitose ma che comunque non hanno impressionato gli investitori, convinti che molto fosse già prezzano nei valori di Borsa.
In questo contesto aumenta la preoccupazione che la Fed possa essere meno accomodante di quanto stimato qualche mese fa. L’incertezza macroeconomica dovuta all’assenza di dati causa shutdown inizia a pesare sul sentiment degli operatori, con una crescente prevalenza di un approccio risk off. Il calo di tutte le Borse internazionali, con il Giappone che la scorsa settimana ha visto il Nikkei maturare la peggior ottava da aprile, così come il calo dei rendimenti dei titoli di Stato vanno in questa direzione. La propensione al rischio sta passando in modalità off.
Tagli record: allarme lavoro USA
Lo Shutdown 2025 ha battuto i precedenti record diventando il più lungo della storia. Domenica sera il Senato degli Stati Uniti ha compiuto il primo passo per la fine del blocco: un gruppo di legislatori democratici ha approvato un piano di compromesso con i senatori repubblicani per consentire il finanziamento del governo federale fino alla fine di gennaio.
Con le statistiche federali sospese per il blocco delle attività governative, dall’economia reale non arrivano notizie confortanti: ad ottobre i tagli ai posti di lavoro si sono attestati a 153.074 unità, +183% su settembre e +175% sull’anno precedente, il livello più alto per un mese di ottobre dal 2003. È quanto emerge dai calcoli elaborati da Challenger, Gray & Christmas, la prima società di outplacement dirigenziale negli Stati Uniti.
Il baricentro della correzione è la tecnologia: 33.281 esuberi, quasi sei volte rispetto a settembre (e ovviamente l’indiziata n.1 è l’intelligenza artificiale). “Come nel 2003, una tecnologia dirompente sta cambiando lo scenario”, ha osservato Andy Challenger. Oltre al tech, emergono crepe in altri comparti: i beni di consumo hanno segnato 3.409 tagli, mentre il non profit - penalizzato dallo shutdown - conta 27.651 tagli dall’inizio dell’anno, +419% sul 2024.
Il totale annuale sale così a 1,1 milioni di tagli annunciati, +65% a/a e massimo dal 2020; quello di ottobre è il picco più alto per un mese del quarto trimestre dal 2008.
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