In una settimana caratterizzata dalla decisione della Fed di confermare il costo del denaro, il sentiment del mercato è stato sostenuto da alcuni importanti segnali di distensione giunti sul fronte dei dazi. A 80 anni esatti dal giorno in cui Winston Churchill annunciò la fine della Seconda guerra mondiale in Europa, Donald Trump e Keir Starmer hanno dichiarato la fine della guerra commerciale tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Un accordo sulle tariffe che appare il primo tassello importante all’interno di una strategia volta a rimodulare i dazi annunciati a inizio aprile.
L’apertura a un’intesa con l’Europa ed i progressi con le controparti cinesi sono altri due elementi destinati a distendere l’umore degli investitori e a sostenere la propensione al rischio. Un umore che peraltro guardando al Vecchio Continente ha trovato nell’ultima ottava una grande spinta dalla stagione delle trimestrali, in generale uscite particolarmente solide in diversi settori chiave.
Dopo il grande spavento delle ultime settimane, ora gli investitori appaiono poter respirare un’aria di maggior distensione. Certo, la volubilità di Trump non va trascurata e dimenticata ma la strada intrapresa appare meno irta e ricca di insidie di quanto non apparisse ad aprile.
Come sta l’economia USA?
Dopo le preoccupazioni sullo stato di salute della prima economia avanzate dalla Federal Reserve, l’istituto guidato da Jerome Powell ha rilevato un deterioramento del mercato del lavoro e spinte rialziste in arrivo dai prezzi al consumo, nella settimana che inizia oggi arriveranno diverse indicazioni per capire meglio lo stato di salute della prima economia.
Dopo il -0,3% trimestrale messo a segno nei primi tre mesi del 2025 (dato annualizzato), la Fed di Atlanta per il trimestre corrente si attende un incremento della ricchezza prodotta del 2,2%, il doppio rispetto a inizio mese.
Domani l’attenzione degli operatori sarà massima, visto che sono in agenda i numeri sull’inflazione a stelle e strisce nel mese di aprile (+2,4% annuo a marzo) mentre giovedì saranno pubblicati i numeri sui prezzi alla produzione (2,7%).
Giovedì sarà anche la volta delle vendite al dettaglio (i consumi rappresentano due terzi della ricchezza prodotta), della produzione industriale (che a marzo ha evidenziato un calo dello 0,3% mensile) e dei dati sull’andamento del settore manifatturiero nelle aree di New York e Philadelphia. In calendario anche un intervento del chairman della Fed e, come ogni giovedì, l’aggiornamento sull’andamento delle nuove richieste di sussidio. La settimana si chiuderà con i numeri su nuovi cantieri e permessi di costruzione e con l’indice preliminare sul sentiment dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan.
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