È stata l’ennesima settimana in balia delle parole del presidente statunitense Trump quella appena passata, con le Borse che hanno festeggiato l’ammorbidimento del tycoon sia sul fronte interno sia su quello estero. Per quanto riguarda lo scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina, Trump ha usato parole distensive e posto le basi per un possibile accordo con Pechino, che ad oggi paga tariffe del 145%.
Il segretario al Tesoro Bessent ha detto che probabilmente ci vorranno 2-3 anni per trovare un deal definitivo. Sul fronte interno, Trump ha fatto marcia indietro sugli attacchi al governatore della Fed, Jerome Powell, precisando che non ha alcuna intenzione di rimuoverlo dalla presidenza della Banca centrale.
Il cambio di rotta ha attenuato i timori sull’indipendenza della Fed e sulla stabilità della politica monetaria, favorendo il recupero delle Borse. In questo contesto volatile, a cui il presidente Trump ci ha ormai abituato, la settimana appena iniziata sarà ricca di dati macroeconomici. Tra le diverse letture di rilievo, il focus principale degli operatori sarà rivolto ai dati del mercato del lavoro degli Stati Uniti e a quelli dell’inflazione di USA (deflatore PCE) ed Eurozona.
Se Trump non si mette di traverso...
Se Donald Trump ce la farà a trattenersi ancora e a non cedere al lato oscuro del suo carattere, il peggio potrebbe davvero essere passato per i mercati finanziari. La stabilità acquisita da Jerome Powell, che il presidente statunitense ha detto di non voler rimuovere dalla guida della Fed (difficilmente potrebbe) e le aperture al dialogo sui dazi, potrebbero segnare la strada di uscita dal tunnel in cui le Borse si sono infilate da metà marzo.
Rimarrebbero così in campo i tradizionali segnalatori dell’andamento aziendale ed economico: le trimestrali in corso negli Usa e i dati macro. Nella settimana entrante, che sarà più corta per la festività del Primo maggio, sono numerose le rilevazioni in arrivo dall’economia.
A cominciare dalla fiducia dei consumatori americani (martedì), scossa dalle intemerate del presidente statunitense. Il clou per l’Eurozona saranno i dati preliminari sul Pil nel primo trimestre dell’anno di Germania e Italia (mercoledì), accompagnati dal dato di inflazione di aprile, sempre preliminare. Mercoledì anche gli Stati Uniti saranno alle prese con il PIL dei primi tre mesi dell’anno sui quali, tuttavia, Trump non può aver ancora impattato così tanto.
Saltata la seduta di giovedì per la Festa dei lavoratori (ma Wall Street sarà aperta), venerdì si chiude con la rilevazione dei salariati non agricoli negli Stati Uniti, dato che forse ha perso leggermente di importanza nella fase attuale ma che non sfuggirà allo sguardo attento della Fed.
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