La scorsa settimana sono stati due gli appuntamenti maggiormente capaci di impattare il sentiment del mercato: da un lato la riunione della FED, dall’altro i dati sul mercato del lavoro americano.
Per quanto riguarda il meeting dei banchieri centrali statunitensi, non vi sono state sorprese: il FOMC ha confermato il livello dei tassi di interesse. Le parole da colomba di Jerome Powell hanno contribuito a rasserenare il mercato dopo le vendite della vigilia. I timori di un innalzamento del costo del denaro si sono ridotti mentre si è rafforzata l’idea che il primo taglio dei tassi possa slittare in autunno. Il FedWatch Tool fissa in settembre il primo possibile taglio di 25 punti base, con il 48,8% degli analisti che vede il costo del denaro portato al 5-5,25% nel meeting del 18 settembre.
E mentre l’OCSE alzava le stime di crescita globale 2024 proprio grazie alla forza dell’economia statunitense, i dati del mercato del lavoro di aprile hanno dato ulteriore ossigeno alle Borse. La pur modesta crescita del tasso di disoccupazione, arrivato al 3,9% dal precedente 3,8%, e la lettura sotto le aspettative dei Non Farm Payrolls hanno contribuito ad allontanare lo spettro di un innalzamento del costo del denaro e ad avvicinare l’avvio di una fase di allentamento.
A Milano è tempo di trimestrali
Archiviato il meeting della Federal Reserve, nella settimana che inizia oggi sono previsti altri due appuntamenti con le Banche centrali: domani sarà la volta della Reserve Bank of Australia mentre giovedì è il turno della Bank of England. Alla luce di un’inflazione particolarmente persistente, l’istituto con sede a Sydney potrebbe incrementare il costo del denaro (da novembre 2023 fissato al 4,35%) mentre la Banca di Threadneedle St. giovedì 9 maggio dovrebbe confermare, per la sesta volta consecutiva, il tasso di riferimento al 5,25% (la prima riduzione del benchmark britannico dovrebbe essere varata a giugno).
Tra gli altri dati in calendario in settimana troviamo gli indici tedeschi su ordini alle imprese, bilancia commerciale (martedì) e produzione industriale (mercoledì), gli aggiornamenti cinesi su bilancia commerciale (mercoledì) e prezzi (sabato) ed i dati di Eurolandia relativi il sentiment dei direttori degli acquisti del terziario (lunedì) e le vendite al dettaglio (martedì). Nel caso del Regno Unito è venerdì il giorno da cerchiare in rosso sul calendario visto che l’Office for National Statistics alzerà il velo sui dati relativi la crescita economica, la produzione industriale e l’andamento del settore servizi.
Ma attenzione anche alle trimestrali visto che, alla earning season statunitense (nell’ottava sarà la volta di Berkshire Hathaway, Walt Disney, Uber e Airbnb) si aggiungeranno i numeri di big di Piazza Affari del calibro di MPS, UniCredit, Banco Bpm, Campari, Ferrari, Leonardo, Prysmian, Pirelli ed Enel.
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