Il mese di aprile non è iniziato bene per le Borse internazionali. Dopo l’euforia del primo trimestre 2024, nelle ultime settimane i mercati hanno iniziato a porre la loro attenzione sulle prossime mosse delle Banche centrali. Se durante la scorsa settimana sono arrivate nuove conferme che la BCE è pronta a tagliare i tassi nel corso della riunione di giugno, e in questa direzione si inseriscono anche i dati sull’inflazione di marzo, diverso è il discorso per quanto riguarda la FED.
Jerome Powell è stato costretto ad ammettere che i dati arrivati nel 2024 non sono riusciti a sostenere la tesi di un ritorno al target dell’inflazione in tempi brevi. Per il mercato questo è bastato per mettere in dubbio che già a giugno la Banca centrale americana possa sforbiciare il costo del denaro. Le parole hanno portato a un’immediata reazione negativa delle Borse USA, con l’indice tecnologico inevitabilmente più penalizzato.
Sul fronte opposto sono tornati a salire i rendimenti dei titoli di Stato americani. Le vicissitudini geopolitiche che hanno messo in contrapposizione Israele ed Iran non hanno scosso più di tanto i mercati, confermando ancora una volta come in questa fase siano sempre le Banche centrali a guidare le scelte degli operatori.
Indici PMI sotto i riflettori
Con le principali Banche centrali in modalità “data-dependant”, capire il reale stato di salute di un’economia è fondamentale per stimare quelle che saranno le future mosse dei policy maker. Tra i dati più seguiti per tastare il polso alla congiuntura economica ci sono i PMI. Acronimo di Purchasing Managers’ Index, si tratta di indici in grado di fotografare con grande precisione il sentiment di un’economia perché in grado di riflettere la capacità di acquisizione di beni e servizi, tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte.
Domani S&P Global diffonderà i dati preliminari sul PMI di Zona Euro, Gran Bretagna e Stati Uniti. Nel caso di Eurolandia, l’indice del manifatturiero è da quasi due anni (dal giugno 2022, per la precisione) che quota sotto la fatidica soglia dei 50 punti, quella che separa espansione e recessione dell’attività economica, mentre il PMI servizi si è riportato in territorio espansivo a febbraio 2024. Sopra quota-50 anche i numeri relativi al Regno Unito e quelli statunitensi.
Ma non solo PMI: nel corso della settimana arriverà anche l’indice tedesco IFO (mercoledì) ed i dati USA su vendite di case nuove (martedì), beni durevoli (mercoledì), Pil (giovedì) e indice dei prezzi PCE (venerdì).
Al contempo, la stagione delle trimestrali USA va avanti (Factset stima che l’utile netto delle società facenti parte dello S&P 500 salirà di “almeno” il 7% annuo). Nella settimana che inizia oggi l’appuntamento è con i numeri di Visa, Tesla, GE, UPS, Meta Platforms, Qualcomm, Microsoft, Alphabet, Amazon, Intel, Exxon e Chevron.
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