Seppur di poco, la scorsa settimana ha visto i nuovi record storici di S&P 500 e NASDAQ-100. La propensione al rischio si è dunque confermata, tanto a Wall Street quanto in Europa. Nel Vecchio Continente il DAX ha aggiornato i massimi di sempre a cavallo tra il 9 e il 10 luglio, il FTSE MIB si è portato sui top da metà ottobre 2007.
A sorprendere è stata la reazione assolutamente composta degli investitori al mancato accordo entro il 9 di luglio tra Stati Uniti ed Europa sul fronte dei dazi. Certo, i dialoghi tra le due parti proseguono e a tranquillizzare i mercati ha contribuito Donald Trump che ha spostato la nuova scadenza al 1° di agosto.
Un Presidente USA che tuttavia conferma la sua volubilità, così come dimostra la scelta degli ultimi giorni di alzare al 25% i dazi a due storici alleati come Giappone e Corea del Sud, le tariffe del 35% per il Canada e il 30% destinato al “Made in Europe”. Questo pugno duro rispetto a Paesi storicamente nell’orbita statunitense potrebbe essere un fattore capace di far cambiare il sentiment del mercato nella propensione al rischio. Molto passerà dal newsflow dei dazi che interesseranno l’Europa. Il ricordo d’aprile è ancora vicino. I record potrebbero essere sub iudice.
Fed: prudenza nonostante Trump
L’approccio della Banca centrale statunitense continua ad essere caratterizzato dalla prudenza. È quanto è emerso dalla pubblicazione delle minute del FOMC (Federal Open Market Committee), il braccio operativo dell’istituto guidato da Jerome Powell. Negli ultimi mesi il chairman è stato tirato in ballo, più volte e con sempre maggiore violenza verbale, dal presidente Trump che in lui ha trovato un comodo capro espiatorio.
I forti attacchi del tycoon, è emerso dai verbali, hanno fatto breccia tra alcuni membri del Comitato direttivo ma la maggioranza sposa la prudenza di Powell. Al momento gli operatori stimano tassi fermi nella riunione del 30 luglio con una probabilità del 90% mentre nel caso del meeting di settembre l’ipotesi di una stretta da 25 punti base, dazi permettendo, si attesta al 65%.
Indicazioni particolarmente importanti arriveranno martedì e mercoledì, quando sono in calendario gli aggiornamenti su prezzi al consumo ed alla produzione statunitensi nel mese di giugno. Ottava particolarmente importante anche sul fronte europeo, britannico e cinese: nel caso del Vecchio continente sono in arrivo i dati su produzione industriale e indice ZEW, il tasso di inflazione ed i dati sull’andamento del mercato del lavoro della “Perfida Albione” sono in agenda mercoledì e giovedì mentre dal Dragone giungeranno gli aggiornamenti su crescita dell’economia, output industriale e vendite al dettaglio.
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