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Mercati al top in attesa del giorno dei dazi

07 lug 2025 - 14:15

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I listini azionari quotano ai top in attesa del fatidico 9 luglio, quando scadranno i 90 giorni di tregua voluti da Donald Trump sul fronte dei dazi

Il conto alla rovescia è iniziato: mercoledì 9 luglio scadono i 90 giorni di tregua voluti da Donald Trump sul fronte dei dazi. Se con molte controparti il numero uno americano ha già trovato un accordo, sul fronte europeo si annunciano ore cruciali per capire cosa succederà e per trovare in extremis un’intesa che soddisfi entrambe le parti.

I mercati per il momento sembra abbiano messo in secondo piano questa variabile, con gli indici USA che la scorsa settimana hanno aggiornato i massimi storici e quelli europei che hanno consolidato i guadagni delle settimane precedenti. In questo contesto è proseguita la debolezza del dollaro, con le quotazioni del biglietto verde che sono arrivate a superare la soglia di 1,18, valori che non si vedevano da inizio settembre 2021.

Una debolezza certamente voluta dal Presidente USA ma altresì una risposta del mercato alle politiche di bilancio americane. La House of Representatives, a maggioranza repubblicana, ha infatti approvato il pacchetto di spesa e tagli fiscali promosso da Trump. Una manovra dal valore stimato di 3.400 miliardi di dollari che è destinata a far crescere il debito pubblico Usa a 36.200 miliardi. Questo tuttavia appare un tema che diventerà caldo più avanti, ora è solo l’attesa su cosa succederà il 9 di luglio a guidare il sentiment dei mercati internazionali.

 

La Fed può attendere

Il mercato del lavoro americano continua a mostrare una sorprendente vitalità, sfidando le previsioni di rallentamento e le turbolenze generate dalle politiche sui dazi. I dati più recenti, diffusi prima del weekend festivo del 4 luglio, hanno superato ampiamente le aspettative degli analisti, con la creazione di 147.000 nuovi posti di lavoro e un tasso di disoccupazione sceso al 4,1%, ben al di sotto del 4,3% atteso.

Il solido report sull’occupazione rafforza la posizione attendista della Fed e, di conseguenza, gli investitori vedono allontanarsi la prospettiva di un taglio dei tassi di interesse. I mercati obbligazionari hanno già reagito con un rialzo dei rendimenti, scontando uno scenario di tassi “più alti, più a lungo” mentre per i listini azionari, che viaggiano su livelli da record, la sfida sarà “digerire” questa sorpresa.

Il timore del presidente Trump, e di tutti quelli che premono per una riduzione dei tassi, è che, con il passare dei mesi, la risalita dell’inflazione causata dai dazi finirà per cristallizzare i tassi all’attuale livello. J. Powell, il chairman della Fed, ha già fatto notare che, senza l’incertezza creata dalle tariffe, i tassi sarebbero già scesi. Con un deficit destinato a crescere a causa di una riforma fiscale particolarmente divisiva ed un sentiment degli operatori nei confronti degli asset made in USA ai minimi pluriennali, la sostituzione anticipata di Powell (o qualunque mossa destinata a diminuirne l’autorevolezza) minaccia di far schizzare al rialzo i rendimenti USA. 

 

 

A questo link è possibile leggere tutta la Weekly Note di Vontobel

 

 

 

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