La crisi tra Israele e Iran è giunta alla sua seconda settimana senza provocare particolari scossoni. Sono due le convinzioni che muovono gli operatori: il conflitto continuerà ad avere un’impronta regionale e l’Iran non bloccherà lo Stretto di Hormuz. Il primo punto ha vacillato negli ultimi giorni dopo l’attacco statunitense all’Iran mentre il secondo sembrerebbe abbastanza solido, visto che Hormuz rappresenta un punto di passaggio particolarmente importante per le navi cinesi (ed il Dragone è uno degli alleati più solidi di Teheran).
Nel caso in cui venisse chiuso, il timore è che il balzo del petrolio, che per gli esperti potrebbe tornare a superare i 100 $, finirebbe per accelerare quel processo stagflazionistico già innescato dai dazi. Per ora, la FED non è della partita: nella riunione di mercoledì scorso, Jerome Powell ha ribadito di voler attendere segnali dai dati ma ha anche anticipato che le tariffe commerciali innescheranno un’inflazione “significativa”. L’incertezza in arrivo dagli USA gioca a sfavore del dollaro, mentre cresce la fiducia per gli asset denominati in euro. Siamo quindi in un contesto di attesa, ma la vera tempesta non sembra essere all’orizzonte, almeno non nell’immediato.
PMI e prezzi in focus
Al termine dell’ultima riunione del FOMC, il braccio operativo della Federal Reserve, l’istituto con sede a Washington ha rivisto al ribasso la crescita economica ed alzato le stime sui prezzi al consumo. Per quanto riguarda l’andamento della prima economia, la settimana inizierà con gli indici PMI (Purchasing Managers’ Index), indicatori chiave della salute di un settore economico.
Si tratta di dati anticipatori sulla crescita o contrazione dell’attività economica, basandosi su ordini, produzione, occupazione e prezzi. Per quanto riguarda invece l’inflazione a stelle e strisce, venerdì è in agenda il PCE (Personal Consumption Expenditures), il dato che rileva l’andamento dei prezzi dei beni realmente acquistati, e non, come l’indice “classico”, di un paniere (grazie a questa sua caratteristica è il preferito dalla Federal Reserve).
In avvio di settimana saranno anche diffusi gli indici dei direttori degli acquisti di Eurolandia e Gran Bretagna: se nel caso statunitense a maggio sia il dato del manifatturiero che quello dei servizi si sono attestati sopra quota 50 punti (quella che separa espansione e recessione dell’attività economica), in Gran Bretagna è stato registrato un andamento divergente mentre nella Zona Euro entrambi hanno segnalato una contrazione. Venerdì sarà anche la volta dei numeri preliminari sull’andamento dell’inflazione in Spagna e Francia.
A questo link è possibile leggere tutta la Weekly Note di Vontobel