Wall Street ha atteso Jerome Powell macinando record su record, proseguendo così l’onda lunga dell’ottimismo emerso nelle ultime settimane. A sostenere il sentiment del mercato erano state sopratutto le parole del chairman prima al simposio di Jackson Hole e successivamente in occasione della conferenza stampa post riunione del FOMC.
In quella occasione la Federal Reserve decise di tagliare il costo di 25 punti base e di aprire la strada a nuove sforbiciate del costo del denaro. Una salita dei corsi di Wall Street che non ha lasciato indifferente Powell. Il Governatore americano in occasione di uno speech ha evidenziato come “i prezzi delle azioni hanno un valore piuttosto alto”.
Parole che hanno portato immediatamente gli investitori a tirare il freno a mano. Specie perché accompagnate da un quadro generale definito “difficile” da gestire. Da un lato segnali macro che mostrano un mercato del lavoro in rallentamento, dall’altro le sfide da gestire sul fronte del costo della vita. Un mix che ha tolto certezze al mercato sulla traiettoria della politica monetaria USA, con Powell che non si è impegnato a imboccare un percorso predeterminato di allentamento monetario a favore di uno più prudenziale. Dal numero uno della Fed un freno all’euforia degli investitori e del mercato.
L’economia corre, la Fed tentenna
Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. La celeberrima frase dell’investigatore belga Hercule Poirot, uno dei protagonisti dei romanzi di Agatha Christie, si applica bene a quanto sta accadendo sull’altra sponda dell’Atlantico.
Prima è arrivata la revisione al rialzo dei dati sulla crescita del PIL del secondo trimestre (dal 3,3% al 3,8% annualizzato), poi è stata la volta delle nuove richieste di sussidio di disoccupazione, scese la scorsa settimana sui minimi da luglio, ed a chiudere il cerchio ci ha pensato l’indice prezzi PCE, salito ad agosto dal 2,6 al 2,7 per cento.
Tre segnali che rafforzano la tesi di chi ritiene che l’economia USA al momento non abbia bisogno di nuovi tagli dei tassi. Se prima della pubblicazione del Personal Consumption Expenditures gli operatori erano ancora certi di un doppio intervento sui tassi da qui a fine anno, ora le certezze iniziano a vacillare.
Con la Federal Reserve che ha giustificato l’ultima stretta con la volontà di sostenere l’occupazione, nella settimana che inizia oggi grande attenzione sarà riservata ai dati relativi il mercato del lavoro che, come di consueto, sono in calendario nel primo venerdì del mese. Nell’ultima rilevazione il tasso di disoccupazione della prima economia è salito dal 4,2 al 4,3 per cento mentre il saldo delle nuove buste paga è stato positivo per sole 22 mila unità (contro le +73 mila di luglio e le +147 mila di giugno).
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