Nuovi record a Wall Street e indici UE privi di spunti di volatilità. È stata una settimana solida per i mercati finanziari internazionali, con gli investitori capaci di oltrepassare le vicissitudini politiche e geopolitiche. Guardando soprattutto al Vecchio Continente, molto composta è stata la reazione dei mercati alla prevista caduta del Governo francese.
Per il momento la crisi politica che interessa il Paese, e ancor più la questione legata alla sostenibilità del debito sovrano, non ha impattato negativamente. Così come le tensioni tra Polonia e Russia, con i droni di Mosca abbattuti nel territorio di Varsavia, non hanno scomposto il sentiment degli operatori.
In questo contesto, il meeting della BCE ha visto l’Eurotower confermare i tassi di interesse. Pur lasciando aperta la porta a un taglio del costo del denaro nei prossimi mesi in caso di necessità, Christine Lagarde ha evidenziato come le attese economiche per l’Eurozona siano solide. Le parole del numero uno della Banca Centrale Europea sono piaciute al mercato, che si è così riproposto in modalità risk on. E ora la palla passa al collega americano, con Jerome Powell che nei prossimi giorni annuncerà la decisione del FOMC in materia di politica monetaria.
I prezzi non spaventano più la Fed
Se dall’indice dei prezzi alla produzione erano arrivate indicazioni “dovish”, l’aggiornamento sull’inflazione statunitense di agosto ha complicato un po’ il quadro. L’accelerazione del dato “headline” dal 2,7 al 2,9% annuo non lascia tranquilli gli investitori sia perché allontana il dato dal fatidico livello del 2% e sia a causa del fatto che arriva a ridosso di quell’incremento dai prezzi che dovrebbe arrivare dall’applicazione dei dazi.
Ma, come emerso dalle ultime parole di Jerome Powell, la Fed a partire dalla riunione di mercoledì si appresta a spostare il focus dall’inflazione ad un mercato del lavoro che sembrerebbe necessitare di qualche intervento espansivo. Oltre all’indebolimento emerso dalle statistiche su nuove richieste di sussidio e non-farm payrolls, recentemente è anche arrivata la pesante revisione delle buste paga nei dodici mesi fino a marzo 2025: invece di 1,758 milioni di nuovi posti di lavoro, l’economia statunitense ne ha creati “soltanto” 847.000.
Di conseguenza, tutto fa pensare che la Federal Reserve, che lo scorso anno ha tagliato i tassi di 100 punti base, mercoledì annuncerà un primo taglio da 25 punti base. E, se dai prezzi al consumo non dovessero arrivare sorprese particolarmente negative, nuovi interventi potrebbero essere messi in campo anche ad ottobre e dicembre.
Sempre mercoledì, un mercato del lavoro in deterioramento potrebbe convincere anche la Bank of Canada ad intervenire mentre la Bank of England (giovedì) e la Bank of Japan (venerdì) dovrebbero confermare i rispettivi benchmark sui livelli attuali.
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