L’ultima settimana ha portato a una netta divergenza sui mercati finanziari. Mentre Wall Street ha mantenuto la sua intonazione positiva, con S&P 500 e Nasdaq capaci di aggiornare i massimi storici per l’ennesima volta in questo 2024, l’Europa ha visto gli investitori adottare un approccio contro il rischio.
La diffidenza contro gli asset del Vecchio Continente è stata generalizzata, con vendite che hanno interessato tanto le quotazioni dell’eurocontro il dollaro USA, la sterlina inglese e il franco svizzero quanto il mercato azionario ed obbligazionario. Ascatenare l’ondata di vendite è stato il risultato elettorale delle europee, con la crescita dei partiti nazionalistici ed euro-scettici che ha rimescolato le preferenze degli investitori.
E se l’Europa nelle prossime settimane sarà chiamata a riguadagnare la fiducia perduta, emblematica nella ritrovata forza relativa di Wall Street è stata la reazione dei mercati americani al meeting della FED. Jerome Powell ha ufficialmente allontanato i numerosi tagli ai tassi di interesse nel 2024 che il mercato aveva iniziato a prezzare sul finire del 2023.
Nonostante questo, i titoli della tecnologia, solitamente i più sensibili alla curva dei tassi, non hanno smesso di crescere. Tra politica monetaria e fiducia del mercato, la grande divergenza cresce nelle due sponde dell’Atlantico.
Focus su RBA e BoE
L’obiettivo settimanale delle Borse europee è uscire dal marasma generato dal risultato delle elezioni europee. A soffrire, tra i Paesi dell’Unione europea, è stata soprattutto la Francia che andrà a elezioni anticipatea fine mese.
Prova dell’effetto deleterio dell’avanzamento dei partiti sovranisti è il calo di oltre il 3% accumulato durante la settimana dall’Eurostoxx 50, a fronte dei record storici aggiornati da Nasdaq ed S&P 500. Ad aiutare le piazze finanziarie del Vecchio continente a reagire potrebbe essere un’ottava tranquilla dal punto di vista della macroeconomia.
Attenzione però al dato sull’inflazione annuale in Eurozona che verrà diffuso martedì 18 giugno. Il consensus prevede una crescita mensile dello 0,2% da +0,6% di aprile mentre su base annua l’inflazione dovrebbe attestarsi al 2,6% da+2,4% precedente. Dovrebbe rimanere più elevata la rilevazione dei prezzi al consumo core, stimati a +2,9% a/a da +2,7% di aprile.
Le Banche centrali saranno invece protagoniste con le riunioni della Reserve Bank ofAustralia (18 giugno) e della Bank of England (20 giugno). In entrambi i casi è attesa una conferma dei tassi di interesse ai livelli attuali, rispettivamente il 4,35% e il 5,25%.
Per quanto riguarda i dati provenienti dall’economia reale, appuntamento con le vendite al dettaglio USA e con l’indice ZEW tedesco (18 giugno) e con gli indici dei direttori di acquisti (PMI e ISM) venerdì 21 giugno. Da segnare in agenda, infine, la chiusura di Wall Street per la festività del Juneteenth il 19 giugno.
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