Gli indici globali si mantengono vicini ai massimi storici, seppur qualche segno di nervosismo, lieve, inizia a vedersi. La bussola dei mercati permane la politica monetaria. Questa settimana la BCE dovrebbe procedere al taglio del costo del denaro, la scorsa ha visto una serie di dati macro aprire la strada a una FED accomodante prima di settembre.
A far propendere per un taglio dei tassi nel corso del meeting di luglio vanno in particolar modo i dati PCE e quelli del PIL usciti la scorsa settimana. I primi sono risultati in linea con le aspettative e confermano la traiettoria di rientro dell’inflazione USA, i secondi hanno mostrato un generale rallentamento della congiuntura statunitense.
Che la traiettoria dei tassi in America e in Europa sia una variabile chiave per indirizzare il sentiment del mercato emerge in modo evidente dal comportamento dei listini azionari nel corso della seduta del 29 maggio. Le azioni, in primis quelle legate al mondo tech, hanno iniziato a indietreggiare con decisione nel momento in cui i rendimenti del T-Note a 10 anni ha toccato i massimi a quattro settimane al 4,6% dopo che la fiducia dei consumatori è inaspettatamente migliorata a maggio. E mentre anche i rendimenti del BTP a 10 anni si sono portati ai massimi di fine aprile, ora in Europa la palla passa alla BCE.
BCE: taglio “hawkish” o “dovish”?
Non solo BCE, sono tanti gli appuntamenti in calendario nella settimana che inizia oggi. Nel caso dell’istituto guidato da Christine Lagarde, con un taglio dei tassi già ampiamente prezzato, gli operatori guarderanno alle indicazioni sulle future mosse. L’ipotesi di un doppio taglio a giugno-luglio, recentemente ventilata dal n.1 della Banca centrale francese François Villeroy de Galhau, non sembrerebbe, alla luce delle recenti indicazioni arrivate dai dati macroeconomici, raccogliere molti consensi. È più probabile che alla mossa di giovedì possa seguire una pausa funzionale a capire il reale stato di salute dell’economia di Eurolandia (al momento i mercati scommettono su due tagli totali nel 2024).
Nel caso degli Stati Uniti, la prima settimana del mese è quella dedicata alle indicazioni in arrivo dal mercato del lavoro. Dopo l’antipasto di mercoledì, quando la società ADP diffonderà la sua stima sulle buste paga del settore privato, venerdì sarà la volta dei dati ufficiali elaborati dal Dipartimento del lavoro. Sono ormai oltre due anni, dal febbraio 2022 per la precisione, che il tasso di disoccupazione USA si attesta sotto la soglia del 4% mentre il saldo delle buste paga da inizio anno è positivo per circa 1,3 milioni di unità. In un Paese già da tempo autosufficiente dal punto di vista energetico, la dinamica occupazionale rappresenta il primo elemento in grado di spingere al rialzo i prezzi e quindi questi dati saranno valutati più che altro in ottica-Fed.
Iniziano giovedì e si concluderanno domenica le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.
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