La prudenza emersa dalle minute dell’ultima riunione della Federal Reserve non è assolutamente piaciuta al mercato. Così come non sono piaciute le dichiarazioni rese dal presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic, secondo cui le future mosse dell’istituto con sede a Washington andranno valutate con molta prudenza viste le notevoli pressioni al rialzo sui prezzi. Se gli ultimi dati macro avevano incrementato le probabilità di un intervento sui tassi nel meeting di luglio, dalle indicazioni dell’ultima settimana è arrivato un doppio colpo la cui forza è riuscita a far passare in secondo piano, guardando all’andamento dei mercati, anche i risultati strabilianti di Nvidia.
La società simbolo della rivoluzione-AI ha chiuso il primo trimestre con ricavi in aumento del 262% a 26 miliardi (2 in più di una guidance già generosa) e con un utile netto che ha segnato un +628% a 14,8 miliardi. La risposta migliore a chi si chiede se tutto questo sia destinato a continuare è arrivata dalla guidance che, nonostante un’asticella alzata per l’ennesima volta (il fatturato è visto in quota 28 miliardi), sembrerebbe fatta per essere battuta ancora una volta. Già in passato è successo che l’hype scatenata dall’AI riuscisse a scavalcare sua maestà la Fed. Anche questa volta sarà così?
Prezzi sotto i riflettori
Sono diversi gli appuntamenti in calendario nella settimana che inizia oggi. Giovedì sarà diffusa la seconda stima sul Pil statunitense mentre venerdì sarà la volta dell’indice PCE (quello che misura l’andamento dei prezzi dei prodotti effettivamente acquistati). Ovviamente entrambi i dati saranno passati al setaccio in ottica-Fed. Numeri sotto le stime confermerebbero il rallentamento della prima economia e farebbero nuovamente salire le probabilità di un intervento sui tassi nel meeting in calendario a luglio mentre una prova di forza rappresenterebbe la prova che al momento non ci sono le condizioni per un taglio.
La situazione è diversa in Europa dove, con una riduzione del benchmark a giugno già prezzata, le indicazioni in arrivo dal fronte macroeconomico, e venerdì sarà la volta dell’inflazione di maggio in versione preliminare, servono a capire le successive mosse della BCE. Se fino a qualche tempo fa si parlava di almeno tre riduzioni del benchmark nel 2024, il miglioramento della congiuntura probabilmente finirà per ridurre l’interventismo dell’istituto con sede a Francoforte.
Venerdì sarà anche la volta della seconda economia mondiale visto che in agenda troviamo i dati sul sentiment dei direttori degli acquisti, i famigerati indici PMI, cinesi. Come nel caso di Eurolandia, la sensazione è che il peggio sia ormai alle spalle. Con un giorno di ritardo rispetto ai programmi iniziali, domenica è invece previsto il meeting dell’Opec+ che dovrebbe confermare la riduzione dell’offerta di petrolio a 5,86 milioni di barili giornalieri (circa il 5,7% della domanda).
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