Prese di beneficio in attesa della combo cruciale di elezioni USA e riunione Fed di questa settimana. Si potrebbe riassumere così la tendenza dei mercati nel corso della passata ottava, con gli indici di Wall Street che in particolar modo hanno mostrato un consolidamento dopo il recente movimento rialzista. A livello generale lo scenario non appare negativo.
Se la tornata elettorale potrebbe portare nel breve a naturali picchi di volatilità, le indicazioni che giungono dai risultati trimestrali appaiono solide. Le stesse Big Tech colpite dalle vendite dopo la pubblicazione dei dati hanno nella realtà battuto le stime e le vendite sono scattate sugli investimenti in atto sul fronte dell’AI.
Anche i dati del mercato del lavoro USA, unitamente a quelli del settore manifatturiero, strizzano l’occhio al mercato azionario. Le Non-Farm Payrolls hanno mostrato il dato minore dal 2020, il settore manifatturiero USA a ottobre è invece scivolato ai minimi da 15 mesi. Se nelle scorse settimane il mercato si era interrogato sul fatto che la Fed a novembre tagliasse davvero il costo del denaro, ora sembra non vi siano dubbi sul fatto che Jerome Powell procederà con una sforbiciata di 25 punti base. Voto e Fed, una combo capace di indirizzare i mercati da qui a fine anno.
Harris-Trump: vinca il migliore
Quella che inizia oggi sarà una settimana cruciale per il futuro della prima economia. Domani a monopolizzare l’attenzione degli operatori sarà l’importantissimo appuntamento elettorale che decreterà il futuro presidente statunitense. La portata della sfida Harris-Trump, che molto probabilmente sarà decisa da una manciata di voti, è tale da far passare in secondo piano il meeting della Federal Reserve.
Le ultime indicazioni macroeconomiche hanno fatto ulteriormente salire le probabilità che nella due giorni di riunioni che terminerà giovedì alle 20 (ora italiana) la Fed metterà in campo una nuova riduzione da 25 punti base dei tassi sui Fed Funds, attualmente al 4,75-5% (il FedWatch Tool del CME assegna a questa ipotesi il 99,8% di probabilità).
Sempre in tema di Banche centrali, quella che inizia oggi è anche la settimana della Reserve Bank of Australia (che dovrebbe tener fermo il benchmark al 4,35%) e della Bank of England (che invece dovrebbe ridurlo dello 0,25% al 4,75%).
A livello di dati macro, venerdì l’Università del Michigan diffonderà l’indice preliminare sul sentiment dei consumatori a novembre.
A far compagnia alle elezioni, alle Banche centrali ed agli altri dati macroeconomici ci saranno anche le indicazioni in arrivo dalle trimestrali a stelle e strisce: finora, circa due terzi delle aziende dello S&P 500 hanno alzato il velo sui conti e, tra queste, oltre il 74% ha battuto le stime in termini di utili (il 61% ha superato le aspettative anche dal punto di vista del giro d’affari).
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