Scorre la lancetta dell’orologio e l’appuntamento con le elezioni americane si avvicina. In un contesto che vede attualmente avanti Donald Trump, ma il rappresentante repubblicano e la democratica Kamala Harris sono molto vicini, i mercati si stanno approcciando al voto in modo cauto.
Reduci da una lunga cavalcata rialzista che ha portato a numerosi massimi storici nel corso del 2024, le tendenze principali degli ultimi giorni sono state da un lato una maggior forza del dollaro USA e dall’altro l’innalzamento dei tassi di interesse richiesti sul mercato secondario per i Treasury Note americani.
E se sempre sul fronte politico la scorsa settimana è stata caratterizzata dalla riunione dei BRICS, a livello di mercato azionario va registrata la buona intonazione emersa a livello societario dalle trimestrali pubblicate finora.
A brillare a Wall Street è stata soprattutto la stella di Tesla, con il titolo in rialzo di quasi 20 punti percentuali dopo le indicazioni fornite al mercato. Le aziende del lusso hanno confermato la debolezza della domanda cinese, la reazione del mercato sembra tuttavia confermare come gli scenari più cupi siano già stati prezzati nelle attuali quotazioni.
Dati macro: una settimana cruciale
In una settimana particolarmente ricca di indicazioni macroeconomiche, sono due gli aggiornamenti che finiranno per monopolizzare l’attenzione degli operatori: l’inflazione europea e le non-farm payrolls statunitensi.
Dopo i dati relativi ai singoli Stati membri, giovedì è il gran giorno dell’indice sull’andamento dei prezzi al consumo di Eurolandia nel mese di ottobre. Anche se in rialzo, l’inflazione di Eurolandia dovrebbe confermarsi sotto la fatidica soglia del 2%, bucata al ribasso a settembre per la prima volta dal giugno del 2021. I numeri dovrebbero confermare la strategia della BCE di progressivo allentamento delle condizioni monetarie.
Sull’altra sponda dell’Atlantico la Federal Reserve guarderà con particolare attenzione all’andamento del mercato del lavoro USA: come di consueto, l’aggiornamento sarà diffuso il primo venerdì del mese. Tornata a mostrare i muscoli dopo un breve periodo di debolezza, l’occupazione statunitense permette all’istituto con sede a Washington di gestire senza eccessiva foga il processo di normalizzazione delle condizioni monetarie.
Ma, come detto, saranno tanti gli aggiornamenti in agenda: martedì e mercoledì dagli USA arriveranno i numeri su sentiment dei consumatori e crescita del Pil nel terzo trimestre mentre giovedì l’appuntamento è con i PMI cinesi, con il meeting della Bank of Japan e con il PCE statunitense (l’indice dei prezzi preferito dalla Federal Reserve).
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