Se il maxi-taglio di metà settembre aveva innescato entusiasmo tra gli operatori, le indicazioni arrivate prima dai dati sull’occupazione, che è tornata a mostrare i muscoli, e poi da quelle sui prezzi al consumo, che si confermano “sticky”, hanno riportato tutti con i piedi per terra ed ora il mercato stima con percentuali bulgare una riduzione dei tassi sui Fed Funds di “soli” 25 punti base nel meeting di novembre.
Percorso inverso per le aspettative sui tassi di Eurolandia: prima a prevalere era la convinzione che l’eccessiva vicinanza delle riunioni di settembre ed ottobre avrebbe finito per favorire la prudenza, poi l’agenda macro ha spinto per una maggiore aggressività nell’appuntamento di giovedì.
Anche se frenati dalle crescenti tensioni geopolitiche, Israele sembrerebbe orientato ad attaccare l’Iran ed il clima pre-elettorale potrebbe costringere gli USA ad offrire sostegno, i mercati hanno chiuso la scorsa settimana in rialzo (a fare eccezione è una Londra penalizzata dall’andamento delle commodity) anche se qualche campanello d’allarme (come il balzo di quasi il 10% dell’indice VIX) inizia a farsi sentire. La sensazione è che, in presenza di un percorso di tagli già delineato, gli operatori finiranno per guardare meno alle Banche centrali per concentrarsi sull’accoppiata formata dalla politica e dalla geopolitica.
BCE: nuovo taglio in arrivo?
Disinflazione in accelerazione ed indebolimento dell’attività economica nelle ultime settimane hanno spinto diversi esponenti della BCE ad esporsi pronosticando un nuova riduzione dei tassi, la terza da inizio anno dopo quelle di giugno e settembre. Inizialmente, la forte vicinanza con il meeting del mese scorso aveva spinto gran parte dei commentatori a stimare una pausa in attesa dell’ultima riunione dell’anno ma, evidentemente, il contesto macroeconomico permette all’istituto con sede a Francoforte di intervenire.
La “fisiologica” opposizione dei Paesi nordici è destinata ad essere ammorbidita da un contesto di forte difficoltà per il manifatturiero della prima economia europea, la Germania. Ovviamente, in caso di una nuova riduzione dei benchmark, la guidance sarà improntata alla cautela e, come sempre, basata sui dati in arrivo e sulle proiezioni aggiornate.
Sempre giovedì sarà la volta dei dati finali sull’andamento dell’inflazione di Eurolandia mentre dagli USA giungeranno gli importanti numeri sull’andamento delle vendite al dettaglio (i consumi rappresentano due terzi della ricchezza prodotta). Mercoledì l’appuntamento è a Londra, dove saranno diffusi i dati sui prezzi al consumo ed i risultati degli stress test sugli istituti di credito, mentre venerdì ci sposteremo a Pechino visto che sono in agenda gli aggiornamenti su crescita dell’economia, produzione industriale e vendite al dettaglio.
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