La settimana lasciata alle spalle è stata ricca di market mover. Fronte dati macro, l’attenzione degli operatori è stata rivolta ai numeri del mercato del lavoro degli Stati Uniti di gennaio. Valori che hanno confermato la solidità e la resilienza della prima economia, con una revisione al rialzo delle letture di novembre e dicembre e la creazione a gennaio di 143mila nuovi posti di lavoro.
Il tasso di disoccupazione al 4% e la crescita dei salari medi sono altre due voci che mostrano un mercato del lavoro in buona salute. Soprattutto rappresentano un assist per la gestione della politica monetaria della Federal Reserve. Con questi dati alle spalle, la Banca centrale USA può mantenere una posizione di cautela rispetto ai tassi di interesse, prendendo tempo prima di intraprendere una fase di vero allentamento monetario. Via invece che ha adottato la BoE, allineandosi così al recente taglio del costo del denaro attuato dalla BCE.
La settimana è stata inoltre ricca di spunti sul fronte delle trimestrali, con le banche europee che hanno confermato il loro ottimo stato di salute. In chiaroscuro invece le indicazioni giunte dai colossi tech, con le varie AMD, Alphabet e Amazon che hanno deluso gli investitori non per i risultati passati ma per le prospettive.
Jerome Powell sotto torchio
Oggi inizia un’ottava ricca di indicazioni macroeconomiche. Dopo i dati sull’andamento del mercato del lavoro, domani dagli Stati Uniti giungerà l’indice che misura l’inflazione mentre venerdì sarà la volta degli aggiornamenti su vendite al dettaglio e produzione industriale.
A fornire ulteriori indicazioni sull’attuale congiuntura a stelle e strisce ci penserà anche Jerome Powell: martedì il n.1 della Federal Reserve è atteso al Senato USA mentre il giorno dopo l’appuntamento è alla Camera dei Rappresentanti. In un contesto caratterizzato da diverse frizioni già nel primo mandato di Donald Trump, da misure della nuova amministrazione che sembrerebbero favorire una risalita dei prezzi e dalla prudenza già espressa in diverse occasioni dal chairman, è molto probabile che gli incontri saranno particolarmente “caldi”.
Dopo aver tagliato i tassi di 100 punti base nelle ultime tre riunioni del 2024, a gennaio la Fed ha confermato il benchmark nel range 4,25%-4,5%. Secondo il FedWatch Tool del CME, il prossimo taglio potrebbe essere varato nel meeting in calendario a giugno.
La debolezza del contesto economico di Eurolandia rende il lavoro più facile alla BCE, che anche nei prossimi incontri dovrebbe proseguire il processo di allentamento delle condizioni monetarie. L’istituto con sede a Francoforte guarderà con particolare interesse i numeri che arriveranno giovedì, quando saranno diffuse le nuove stime della Commissione ed il dato sull’andamento della produzione industriale, e venerdì, quando invece sarà la volta della stima flash sul PIL del quarto trimestre 2024.
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