La scorsa settimana la scena internazionale è stata completamente catturata da Donald Trump. Il 20 gennaio il tycoon repubblicano ha giurato ed è diventato a tutti gli effetti il 47° Presidente degli Stati Uniti. Fin dal suo discorso di insediamento, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha ricordato quali saranno le sue linee guida nel corso del mandato, con le politiche MAGA che verranno messe sul campo. Puntando su deregolamentazione, crescita dell’attività produttiva interna e dazi commerciali, Trump ha subito fatto capire quelle che saranno le sue priorità.
Per il momento le parole dell’esponente repubblicano sono apparse più morbide del previsto proprio sul fronte dei dazi commerciali e questo ha favorito il sentiment del mercato europeo con l’indice tedesco, il DAX, salito ai massimi storici, il FTSE Mib sui top da 17 anni ed il CAC 40 tornato sui livelli antecedenti le elezioni europee del 2024. Solido anche l’andamento di Wall Street, dove l’S&P 500 ha raggiunto nuovi massimi storici grazie anche al traino giunto dalle buone trimestrali uscite finora. E dopo che la BoJ venerdì ha alzato i tassi di interesse, questa settimana la palla passa alla Fed e alla BCE.
Pausa per la Fed, taglio della BCE
Il mese di gennaio si chiude con due appuntamenti di prim’ordine: i meeting della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. Su una sponda dell’Atlantico abbiamo un’economia che viaggia spedita e che grazie alle misure annunciate dalla nuova amministrazione (tra cui citiamo tagli alle tasse, deregolamentazione e dazi) potrebbe finire per surriscaldarsi, sull’altra invece c’è un Vecchio continente in cui i due principali motori, Francia e Germania, sono in avaria a causa di un mix di problemi di natura strutturale e congiunturale.
Se quindi la Federal Reserve finirà, come del resto anticipato nell’ultimo meeting del 2024, per confermare l’attuale livello dei tassi, la BCE nella prima riunione del 2025 con tutta probabilità metterà in campo una nuova riduzione da 25 punti base (probabilmente la presidente Lagarde non perderà occasione per ricordare ai governanti che sono loro i responsabili delle misure strutturali).
Anche se la congiuntura economica di Eurolandia è attualmente caratterizzata da una stagflazione in versione “light”, il PIL cresce lentamente ed i prezzi sembrerebbero in accelerazione, è probabile che il board della BCE, falchi compresi, finirà per considerare solo l’andamento della crescita economica derubricando i fattori che attualmente spingono l’inflazione a “temporanei”. La mossa dell’Eurotower non è destinata a restare isolata: nell’anno corrente potremmo assistere ad almeno altri 2-3 tagli.
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