Con i mercati finanziari tornati a pieno regime, quello che abbiamo vissuto è stato un avvio di anno all’insegna del nervosismo e del riposizionamento. Indubbiamente gli indici di Borsa, americani ed europei, si mantengono vicini ai massimi.
Qualcosa ha tuttavia turbato il sentiment degli operatori, coinvolti in un re-pricing anche in vista dell’imminente sbarco alla Casa Bianca di Donald Trump: quel qualcosa sono la forza dell’economia USA e i timori sul fronte dell’inflazione, fattori che potrebbero andare a impattare sulla traiettoria della politica monetaria americana.
Seguendo anche alcune dichiarazioni giunte dai banchieri centrali statunitensi, il mercato ha iniziato a mettere in dubbio che la Fed effettui tutti i tagli dei tassi stimati fino alle scorse settimane per il 2025. I rendimenti dei titoli di Stato USA a 10 anni sono così saliti ai massimi da fine aprile 2024 e a cascata le azioni tech hanno visto i propri corsi ripiegare.
L’incremento dei prezzi energetici non fa che peggiorare il contesto, con la BCE che potrebbe trovarsi ancor più spiazzata della Fed. L’economia europea è più debole di quella USA e la crescita delle quotazioni di petrolio e gas, unitamente al calo dei valori dell’euro, potrebbe spingere l’Eurotower ad un approccio più conservativo nel tagliare il costo del denaro.
Inflazione USA: ora si fa sul serio
Quella che inizia oggi sarà una settimana caratterizzata dai numeri sull’andamento dell’inflazione statunitense. Si parte domani con i dati sui prezzi alla produzione, che da sempre rappresenta una proxy di quello che sarà l’andamento futuro dei prezzi dei prodotti acquistati dai cittadini della prima economia. Il PPI (Producer Price Index) è stimato stabile al 3% su base annua mentre a livello mensile la crescita dovrebbe attestarsi allo 0,3%; il giorno successivo sarà la volta del tanto atteso CPI (Consumer Price Index) che, dopo il +2,7% annuo di novembre, nell’ultimo mese del 2024 dovrebbe aver segnato un +2,8%.
Sulla base di quanto emerso dall’ultimo meeting della Federal Reserve e delle dichiarazioni dei maggiori esponenti dell’istituto con sede a Washington, nel 2025 la politica monetaria della Fed sarà caratterizzata da un approccio prudente. Questo anche, e forse soprattutto, alla luce del fatto che le politiche economiche che dovrebbero essere varate dalla nuova amministrazione sembrerebbero designate per spingere al rialzo i prezzi.
L’ottava, sempre per quanto riguarda gli Stati Uniti, sarà anche caratterizzata dai numeri sulle vendite al dettaglio (giovedì) e sull’andamento della produzione industriale (venerdì).
Nell’ultima seduta della settimana attenzione anche ai dati cinesi su crescita economica, produzione industriale, vendite al dettaglio e tasso di disoccupazione.
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