Nuovi record a Wall Street per il Nasdaq e nuovi massimi storici in Europa per il DAX. In questa fine d’anno il termometro degli investitori si mantiene sul risk-on e lo fa anche grazie al sostegno offerto dalle Banche centrali. In attesa di scoprire se Jerome Powell confermerà le attese di un taglio di 25 punti base, la certezza per gli operatori deriva dalla BCE: la Banca Centrale Europea è impegnata in un processo di allentamento monetario volto a sostenere il rallentamento dell’economia del Vecchio Continente.
Christine Lagarde ha annunciato il quarto taglio consecutivo dei tassi ma soprattutto più di un banchiere centrale europeo ha fatto capire che il percorso iniziato nei mesi scorsi non è finito. Le nuove previsioni mostrano che l’inflazione dovrebbe raggiungere l’obiettivo del 2% all’inizio del 2025 e rimanere intorno a questo valore fino al 2027, permettendo così una sforbiciata del costo del denaro dal 3% attuale a un 2-2,5% a seconda di quanto le politiche di Donald Trump impatteranno sulla domanda aggregata dell’Eurozona.
L’atteggiamento da colomba dell’Eurotower appare favorevole tanto al mercato obbligazionario che a quello azionario. Un’Europa, e una Germania nello specifico, che potrebbero inoltre beneficiare della svolta accomodante del Politburo cinese annunciata la scorsa settimana.
Fed: -25 e poi una pausa?
Quando ancora non si è spenta l’eco del meeting della BCE, è subito la volta di spostarsi a Washington dove domani inizia la due giorni di riunioni della Federal Reserve. Con una probabilità stimata in quota 97%, mercoledì sera l’istituto guidato da Jerome Powell annuncerà una nuova riduzione dei tassi a stelle e strisce. Dopo i -50 punti base di settembre ed i -25 di novembre, si tratterà del terzo intervento del 2024.
Dopo questo taglio, stimano gli analisti, potremmo assistere ad un rallentamento nel processo di normalizzazione dovuto al fatto che le misure che dovrebbero essere varate dal nuovo esecutivo potrebbero tornare a spingere al rialzo i prezzi al consumo (e forse anche alla volontà di apparire indipendenti dai diktat presidenziali). Nelle condizioni attuali, nel 2025 dovremmo assistere a tre tagli, più avanti si vedrà. Giovedì toccherà invece alla Bank of Japan ed alla Bank of England: in entrambi i casi l’ultima riunione dell’anno non dovrebbe portare grandi novità.
Ma, in vista delle festività, anche l’agenda macroeconomica sarà particolarmente densa: oggi sarà la volta dei dati cinesi su produzione industriale e vendite al dettaglio e delle indicazioni preliminari sul sentiment dei direttori degli acquisti (PMI), martedì focus sugli indici tedeschi ZEW e IFO e sulle vendite al dettaglio USA, mercoledì l’appuntamento è con l’inflazione britannica mentre venerdì i riflettori saranno puntati sull’indice statunitense PCE.
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