Il presidente Donald Trump ha confermato l’imposizione di tariffe del 25% sui beni importati da Canada e Messico, mettendo fine alle speranze di un compromesso last-minute. Contestualmente, ha annunciato un aumento del 10% delle tariffe sui beni cinesi, in risposta alla presunta negligenza di Pechino nel frenare il traffico di fentanyl verso gli Stati Uniti.
Dazi Trump: l’annuncio e le motivazioni
Trump ha giustificato l’imposizione delle tariffe con una serie di motivazioni economiche e di sicurezza nazionale. Tra i punti chiave:
- la necessità di ridurre il deficit commerciale con Canada e Messico;
- il contrasto al traffico di fentanyl, che secondo l’amministrazione statunitense passa in parte attraverso il Messico;
- il desiderio di rafforzare la produzione agricola interna, incentivando gli agricoltori americani a vendere più prodotti sul mercato domestico.
Parallelamente, l’aumento delle tariffe verso la Cina è stato motivato dall’asserita incapacità del governo cinese di reprimere il traffico di fentanyl, un problema che gli Stati Uniti considerano una minaccia per la salute pubblica.
Reazione dei mercati: una giornata di forte volatilità
L’annuncio delle tariffe ha scatenato una reazione negativa sui mercati azionari.
- Il Dow Jones Industrial Average ha chiuso in ribasso di 650 punti;
- lo S&P 500 ha fatto segnare la peggior chiusura giornaliera da inizio anno con oltre l'1,8% di contrazione;
- il Nasdaq ha perso il 2,6%, trascinato dal calo delle aziende più esposte al commercio internazionale soprattutto in ambito tech.
Gli investitori temono che l’impatto delle tariffe si traduca in un aumento dei costi di produzione e consumo, alimentando ulteriormente l’inflazione in un contesto già complesso per la Federal Reserve.
Reazioni politiche: divario tra repubblicani e democratici
Le nuove tariffe hanno suscitato un acceso dibattito politico negli Stati Uniti.
- I Repubblicani in generale sostengono la linea protezionistica di Trump, vedendo le tariffe come uno strumento per proteggere i lavoratori americani.
- I Democratici hanno espresso forte preoccupazione per le possibili ripercussioni economiche.
La democratica Nikki Budzinski ha dichiarato che sebbene le tariffe possano talvolta sostenere l’industria americana, un’aliquota del 25% generalizzata su Canada e Messico rischia solo di aumentare i costi per le famiglie americane.
Ancora più critico è stato il suo collega di partito Shri Thanedar, che ha evidenziato che l’aumento dei dazi potrebbe comportare:
- un costo annuo aggiuntivo di 1.200 dollari per famiglia;
- perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero, specialmente in stati chiave come il Michigan;
- un ulteriore aumento dell’inflazione.
Le prossime mosse di Trump: più tariffe in arrivo?
L’annuncio di Trump non si è fermato qui. Durante la giornata, ha pubblicato un post sui social media rivolto agli agricoltori americani, dichiarando:
“Agricoltori degli Stati Uniti, preparatevi a produrre di più per il mercato interno. Dal 2 aprile ci saranno tariffe sui prodotti agricoli importati. Divertitevi!”
La dichiarazione lascia intendere che potrebbero arrivare nuove tariffe sui prodotti agricoli esteri entro poche settimane, aumentando ulteriormente le tensioni commerciali con partner chiave.
Dazi Trump: cosa significano per l’economia globale?
L’impatto di queste misure potrebbe estendersi ben oltre gli Stati Uniti.
- Per il Canada e il Messico, le tariffe potrebbero rallentare le esportazioni verso gli USA, riducendo la crescita economica di entrambi i Paesi.
- Per la Cina, il nuovo incremento tariffario potrebbe intensificare le tensioni geopolitiche, con Pechino che potrebbe rispondere con contromisure simili.
- Per l’inflazione globale, l’aumento dei dazi potrebbe creare ulteriori pressioni sui prezzi dei beni di consumo e delle materie prime.
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