La Federal Reserve ha ridotto i tassi di interesse di 25 punti base, portandoli nella forbice compresa tra il 4,00 e il 4,25 per cento. È il primo intervento del 2025 e arriva in una fase delicata per l’economia americana. L’indice S&P 500 si trova ai massimi storici, segnale che gli investitori avevano già anticipato una politica monetaria più accomodante, ma il taglio ufficiale apre un nuovo capitolo nella gestione dell’equilibrio tra crescita e stabilità dei prezzi.
Riunione Fed: le parole di Jerome Powell
Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha spiegato che il taglio non è stato deciso in risposta a una crisi conclamata, ma come mossa di “risk management”. Secondo Powell, la domanda di lavoro si è indebolita e il ritmo di creazione di nuovi posti è ormai insufficiente a mantenere stabile il tasso di disoccupazione.
Allo stesso tempo, l’inflazione rimane sopra il target del 2 per cento e alcuni recenti rialzi dei prezzi, legati a tariffe e dazi, non possono essere ignorati. La Banca centrale ha ribadito che non segue un percorso predeterminato ma resta guidata dai dati, con la possibilità di ulteriori tagli entro la fine dell’anno se le condizioni lo renderanno necessario.
Mercati azionari ai massimi
La scelta della Fed avviene in un contesto di mercati finanziari sui massimi. Storicamente, quando i tassi sono stati tagliati con lo S&P 500 già in zona record, l’indice ha registrato in media un rendimento positivo a doppia cifra nei dodici mesi successivi (circa 13%). Tuttavia, il breve termine tende a essere caratterizzato da maggiore volatilità, con frequenti correzioni.
L’attuale quadro, segnato da valutazioni elevate e da utili aziendali in rallentamento, rende incerto che lo schema passato possa ripetersi con la stessa forza. Powell, rispondendo a domande sui rischi di bolla, ha precisato che l’obiettivo della Fed resta il controllo dell’inflazione e dell’occupazione, non l’andamento dei mercati azionari.
Fonte: Trive.com/it
Al momento, l'area di riferimento supportiva con maggior importanza è quella compresa tra 6.550 e 6.600 punti. Finché il prezzo stazionerà al di sopra di questa specifica zona, il trend rialzista attualmente in essere non sarà messo in discussione.
La struttura rialzista è avvalorata soprattutto dalle due candele giornaliere di forte riassorbimento che si sono create negli ultimi 2 giorni. La forza degli acquirenti pare essere ancora molto presente nei mercati, segno che gli operatori non vogliono perdersi il possibile rally di fine anno spinto da ulteriori tagli dei tassi.
Il nodo del mercato immobiliare
Se sul fronte azionario il taglio dei tassi offre sostegno, molto più complessa appare la situazione del mercato immobiliare. I tassi sui mutui trentennali sono scesi nelle ultime settimane, ma la domanda di case rimane storicamente debole. Oltre la metà dei proprietari statunitensi ha mutui a tassi inferiori al 4 per cento e non ha alcun incentivo a vendere per accenderne uno nuovo a condizioni peggiori. Questo “lock-in effect” riduce l’offerta di abitazioni, frena la mobilità e limita gli effetti positivi di una politica monetaria più accomodante. Nella conferenza che segue le riunioni della Fed, Powell stesso ha riconosciuto che il settore rimane fragile e che il taglio dei tassi, da solo, non sarà sufficiente a rilanciarlo.
Uno scenario ancora incerto
Il messaggio finale della Fed è di prudenza. L’allentamento monetario punta a sostenere l’economia ed evitare un deterioramento rapido del mercato del lavoro, ma non può ignorare il rischio che un eccessivo accomodamento alimenti nuove spinte inflazionistiche. Powell ha insistito sul fatto che ogni decisione sarà guidata dai dati in arrivo e che non esiste un percorso rigido già tracciato. Per gli investitori questo significa che i prossimi mesi saranno determinanti per capire se il taglio di settembre rappresenterà l’inizio di un ciclo più ampio di riduzioni o se rimarrà un intervento isolato per gestire i rischi immediati.
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