L'era dei tassi a zero in Giappone sembra essere giunta al capitolo finale. Con un linguaggio insolitamente diretto, il governatore della Bank of Japan (BoJ), Kazuo Ueda, ha inviato oggi il segnale più forte finora riguardo a un imminente rialzo dei tassi di interesse nel prossimo meeting di politica monetaria. Parlando ai leader aziendali a Nagoya, Ueda ha confermato che la Banca centrale valuterà i "pro e i contro" di un intervento già nella riunione del 18-19 dicembre. Le parole del governatore hanno avuto l'effetto di una doccia fredda sui mercati obbligazionari e azionari, ma hanno galvanizzato lo Yen.
Bank of Japan: il mercato "scommette" su dicembre
Le dichiarazioni di Ueda hanno scatenato un immediato repricing delle aspettative di mercato. Secondo i dati sugli swap, la probabilità di un rialzo dei tassi a dicembre è balzata a circa il 76-80%, rispetto al 60% della scorsa settimana. Guardando a gennaio, le probabilità salgono addirittura al 94%.
"Ueda ha essenzialmente pre-annunciato un rialzo a dicembre," ha commentato Naomi Muguruma, chief bond strategist presso Mitsubishi UFJ Morgan Stanley Securities. "Con un rialzo ormai quasi scontato nei prezzi, rimanere fermi causerebbe enormi turbolenze di mercato."
Terremoto sui Bond: rendimenti ai massimi da 17 anni
La reazione sul mercato dei titoli di stato giapponesi (JGB) è stata violenta, segnando un ritorno a livelli che non si vedevano dalla crisi finanziaria globale:
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Il rendimento del JGB a 2 anni, il più sensibile alle decisioni di politica monetaria, ha superato la soglia psicologica dell'1%, toccando l'1,01%: il livello più alto dal 2008;
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Il decennale (10Y) si è avvicinato all'1,875%, anch'esso ai massimi dal 2008;
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Sulla parte lunga della curva, il ventennale (20Y) ha toccato il 2,88%, un livello non registrato dal lontano 1999.
La logica di Ueda: "togliere il piede dall'acceleratore"
Il Governatore ha cercato di rassicurare sul fatto che un rialzo non è destinato a soffocare l'economia. Con tassi reali ancora profondamente negativi e un'inflazione che supera il target del 2% da oltre tre anni, un ulteriore ritocco verso l'alto equivarrebbe a "allentare la pressione sull'acceleratore" piuttosto che "premere il freno".
A supporto di questa tesi, Ueda ha citato diversi fattori macroeconomici:
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Salari e profitti: la carenza di manodopera è acuta e i profitti aziendali rimangono elevati, creando i presupposti per ulteriori aumenti salariali.
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Resilienza economica: l'impatto dei dazi USA si sta rivelando minore del previsto e l'economia giapponese sembra pronta a rimbalzare dopo la contrazione del terzo trimestre.
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Il rischio inflazione: attendere troppo a lungo potrebbe costringere la BoJ a interventi rapidi e disordinati in futuro per domare l'inflazione.
Yen e azionario: reazioni opposte
La prospettiva di tassi più alti ha dato ossigeno allo Yen, che si è rafforzato dello 0,4% portandosi in area 155,40 contro il dollaro. La debolezza della valuta nipponica è stata finora un grattacapo per il governo, a causa dell'aumento dei costi di importazione, e la BoJ sembra ora pronta a utilizzare la leva dei tassi anche per arginare questo fenomeno.
Di contro, l'azionario ha pagato dazio. Il Nikkei 225 ha chiuso in profondo rosso, perdendo quasi il 2% (circa 950 punti), zavorrato dal timore che costi di finanziamento più alti possano erodere i margini aziendali.
Cosa aspettarsi: obiettivo 0,75%?
La strada sembra tracciata. Un sondaggio Reuters indica che la maggioranza degli economisti prevede un tasso di interesse allo 0,75% entro marzo. Lo stesso Ueda ha suggerito che, una volta raggiunto quel livello, la BoJ fornirà maggiori dettagli su quale sia il "tasso neutrale" per l'economia giapponese.
Il dado è tratto: il 19 dicembre potrebbe segnare una svolta storica per la politica monetaria del Giappone.