Quest'anno il Giorno del Ringraziamento ci consegna l'immagine di un'America a due velocità. Da una parte c'è l'economia reale, quella delle famiglie che non rinunciano alla tradizione, dall'altra c'è l'economia finanziaria che, dopo mesi di euforia, sembra aver tirato bruscamente il freno a mano proprio alla vigilia delle feste. Vediamo nel dettaglio quali sono gli effetti del "Thanksgiving Day".
Giorno del Ringraziamento USA: esodo da record, tra maltempo e terminal affollati
Per capire la portata di questo fenomeno, bisogna guardare ai numeri impressionanti degli spostamenti. L'AAA stima che un numero record di 81,8 milioni di persone viaggeranno per almeno 50 miglia da casa, segnando un incremento di 1,6 milioni rispetto allo scorso anno. La stragrande maggioranza, circa 73,3 milioni, si sposterà in auto, ma anche i cieli saranno incredibilmente affollati. L'industria aerea prevede il trasporto di oltre 31 milioni di passeggeri tra il 21 novembre e il 1° dicembre, rendendo questo il periodo più intenso per i viaggi aerei degli ultimi 15 anni.
Tuttavia, questo volume massiccio si scontrerà con condizioni meteorologiche avverse. Si prevede che il 46% della popolazione statunitense vedrà la neve, con una forte tempesta che colpirà il Midwest e le Montagne Rocciose proprio alla fine del weekend festivo. Le compagnie aeree sono già sotto pressione: United Airlines, ad esempio, si aspetta il suo Ringraziamento più affollato di sempre con 6,6 milioni di passeggeri totali e picchi di 600.000 persone nella sola giornata di domenica.
Wall Street al freddo: fine della corsa al rialzo
Mentre gli aeroporti ribollono, Wall Street sta vivendo un novembre decisamente più freddo. Dopo sei mesi consecutivi di guadagni robusti, i mercati azionari statunitensi sono pronti a interrompere la loro striscia vincente. A meno di due giorni dalla fine del mese, tutti i principali indici si avviano verso la loro prima perdita mensile da maggio.
L'indice S&P 500 è sceso dello 0,6% nel mese, mentre il Dow Jones ha perso lo 0,5%. La situazione è ancora più marcata per il settore tecnologico: il Nasdaq Composite ha lasciato sul terreno il 2,3%, dirigendosi verso la sua prima chiusura mensile in rosso da aprile. Gli analisti suggeriscono che i crescenti dubbi sulla sostenibilità del boom dell'intelligenza artificiale, uniti all'incertezza sulle prossime mosse della Federal Reserve riguardo ai tassi di interesse, abbiano spinto gli investitori a una presa di profitto e a una maggiore cautela.
La tregua del "Tacchino": un semplice rimbalzo tecnico?
Nonostante il trend mensile negativo, l'avvicinarsi della festa ha regalato una tregua, il classico "rimbalzo pre-tacchino". Nella mattinata di mercoledì, ultimo giorno di scambi prima della chiusura festiva, i listini hanno mostrato un segnale di vita, puntando al quarto giorno consecutivo di guadagni. Sia il Dow Jones che l'S&P 500 hanno registrato un rialzo dello 0,6%, mentre il Nasdaq ha recuperato lo 0,7%.
Gene Goldman, Chief investment officer di Cetera, interpreta questi movimenti come una normale volatilità stagionale. Secondo la sua analisi, i mercati rimarranno volatili fino alla fine dell'anno, ma un'eventuale correzione più profonda del 10% - che porterebbe l'indice vicino alla media mobile a 200 giorni - rappresenterebbe un'ottima opportunità di acquisto, supportata da utili forti previsti per il 2026 e dalla liquidità ancora presente.
Luci e ombre sull'economia: il consumatore americano è stanco?
Dietro questa volatilità c'è però una preoccupazione di fondo che stona con l'immagine degli aerei pieni. I dati macroeconomici suggeriscono che il consumatore americano potrebbe essere più fragile di quanto sembri. Tony Roth, Chief investment officer di Wilmington Trust, avverte che gli investitori potrebbero star sottovalutando il rischio di una recessione causata dal raffreddamento del mercato del lavoro e dall'impatto dei dazi sui prezzi.
I segnali di rallentamento sono evidenti: il tasso di disoccupazione è salito al 4,4% e le vendite al dettaglio a settembre sono cresciute di un anemico 0,2%, l'incremento più basso in quattro mesi. Inoltre, la fiducia dei consumatori è scesa ai minimi di sette mesi a novembre, zavorrata dall'ansia per l'inflazione e le prospettive economiche incerte.
Il quadro che ne emerge è quello di un'America che spende per viaggiare, forse attingendo alle ultime riserve, mentre l'economia rallenta il passo, lasciando gli investitori con il dubbio se il 2026 porterà una ripresa o una frenata più brusca.