Nella giornata di lunedì 23 giugno, il dollaro statunitense ha vissuto una seduta di estrema debolezza, influenzato da una combinazione di fattori geopolitici e di politica interna. A beneficiarne è stato soprattutto l’euro, con il cambio EUR/USD tornato sopra quota 1,16, segnando un nuovo massimo su base annuale.
Cessate il fuoco tra Iran e Israele: reazione immediata dei mercati
A catalizzare il movimento è stato in prima battuta l’annuncio a sorpresa del Presidente Trump su un cessate il fuoco “immediato” tra Israele e Iran, dopo dodici giorni di escalation militare. Nonostante non sia ancora giunta una conferma ufficiale da parte del governo israeliano – che ha riportato nuovi attacchi missilistici iraniani nelle ore successive – i mercati hanno reagito con entusiasmo, scommettendo su una de-escalation almeno temporanea nel Golfo Persico.
Il ritorno del “risk-on” penalizza il biglietto verde
L’attenuarsi del rischio geopolitico ha spinto gli investitori verso asset più rischiosi. Le valute sensibili al ciclo economico, come il dollaro australiano e quello neozelandese, hanno guadagnato oltre mezzo punto percentuale. Anche lo Shekel israeliano si è rafforzato, salendo dell’1% contro il dollaro e toccando i massimi da oltre un anno. In parallelo, i prezzi del petrolio e del gold sono scesi, riflettendo l’aspettativa di un allentamento delle tensioni militari nella regione. Anche gli indici americani festeggiano, riportandosi in soli due giorni a pochi punti dai massimi storici.
Ci sono tutti i presupposti per continuare ad assistere ad un Dollaro americano sempre più debole nei prossimi mesi, soprattutto se non troveranno conferma le pressioni inflazionistiche ipotizzate da alcuni analisti fino a qualche giorno fa.
Trump attacca Powell: “Serve un taglio di 300 punti base”
Sul fronte della politica monetaria, Trump ha aggiunto ulteriore pressione. In un post su Truth Social ha chiesto un taglio dei tassi “di almeno due o tre punti percentuali”, accusando Powell di “rifiutarsi di agire” nonostante le condizioni lo permetterebbero. Le sue dichiarazioni sono arrivate poche ore prima della testimonianza del presidente della Fed al Congresso, prevista per oggi e domani. Con un taglio della FED, il Dollaro non avrebbe più scampo e la situazione potrebbe solo peggiorare.
Il mercato ha immediatamente reagito, iniziando a prezzare con maggiore convinzione l’ipotesi di un taglio dei tassi già a luglio. Secondo i dati del CME FedWatch Tool, le probabilità di un taglio nel prossimo meeting sono salite dal 14,5% al 23% in appena 24 ore. A rafforzare questa view sono arrivate anche le parole di due membri del board: Michelle Bowman ha definito “ragionevole” considerare tagli a breve, mentre Christopher Waller ha dichiarato di essere aperto a una riduzione del costo del denaro già nel prossimo mese.
Il dollaro perde il suo appeal di porto sicuro e l'Euro si rafforza
Il contesto complessivo sta quindi pesando in modo evidente sul dollaro, che da alcune settimane ha perso il supporto offerto dalla narrativa “higher for longer” dei tassi USA. La percezione di una Fed più morbida, unita a un allentamento del rischio globale, ha reso il biglietto verde meno attraente agli occhi degli investitori internazionali.
In questo contesto, costruiremo un trade long sul cambio EUR/USD sfruttando lo spread di soli 0,1 punti offerto dal conto Prime Plus del broker Trive.
Fonte: Trive.com/it
Dal punto di vista tecnico, l’EUR/USD ha completato un breakout rialzista significativo. La rottura dell’area di resistenza tra 1,1570$ e 1,1600$ è avvenuta con volumi crescenti e in chiara divergenza rispetto al recente consolidamento laterale. Il prossimo obiettivo tecnico si colloca tra 1,1680$ e 1,1720$, con possibilità di estensioni verso 1,1830$ nel medio periodo.
Il supporto principale ora passa per 1,1530$, mentre la media mobile a 200 giorni (attualmente in area 1,1480$) rafforza la struttura rialzista di fondo. L’RSI resta in territorio neutrale, indicando che il movimento ha ancora spazio prima di entrare in area di ipercomprato.
Il cambio potrebbe trovare ulteriore slancio qualora Powell dovesse confermare un atteggiamento più cauto rispetto alle prospettive d’inflazione. A quel punto, un ritorno stabile sopra 1,1700$ diventerebbe non solo plausibile, ma molto probabile.
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