La settimana appena trascorsa nel mercato delle criptovalute si è chiusa all’insegna della prudenza, con un clima di consolidamento dopo la volatilità di fine ottobre. I principali asset digitali hanno mostrato movimenti contenuti ma significativi sul piano tecnico e strutturale, in un contesto caratterizzato da modesti deflussi dagli ETF spot su Bitcoin ed Ethereum e da un inatteso ritorno d’interesse verso le criptovalute orientate alla privacy.
Dopo settimane di flussi positivi quasi ininterrotti, i dati più recenti indicano un’inversione parziale del trend, infatti gli ETF spot su Bitcoin hanno registrato deflussi netti, soprattutto negli Stati Uniti, dove parte degli investitori istituzionali ha scelto di alleggerire le posizioni in attesa di nuove indicazioni macroeconomiche dalla Federal Reserve. Anche gli ETF su Ethereum hanno risentito del clima di cautela, complici i deflussi dallo staking registrati nelle ultime settimane.
Bitcoin in trading range, Ethereum debole
Tuttavia, il quadro complessivo resta costruttivo, considerando che la capitalizzazione complessiva degli ETF cripto rimane vicina ai massimi storici, segno che i deflussi sono più riconducibili a prese di profitto tattiche, che a un cambio strutturale di sentiment.
Sul fronte dei prezzi, Bitcoin ha oscillato in un range relativamente stretto, mantenendosi al di sopra dei principali livelli di supporto tecnico. Gli operatori continuano a valutare la sostenibilità del recente rally e il posizionamento delle mani forti sugli ETF spot.
Ethereum, invece, ha mostrato maggiore debolezza, penalizzato dal rallentamento dei flussi verso i prodotti istituzionali e dalla riduzione delle quote in staking. La narrativa di lungo periodo resta però intatta dato che l’ecosistema Ethereum rimane il principale riferimento per la finanza decentralizzata e per gli sviluppi legati ai protocolli layer-2, che continuano ad attirare capitali di rischio e sviluppatori.
Attenzione ai token orientati alla privacy
Una delle tendenze più interessanti della settimana è stata la rinnovata attenzione verso i token che garantiscono maggiore riservatezza nelle transazioni, come Monero (XMR), Zcash (ZEC) e altri progetti emergenti focalizzati sulla protezione dei dati on-chain. Quest’ultimo a fine settembre quotava circa 55 dollari, mentre venerdì ha toccato i 760 dollari registrando una salita in 40 giorni di quasi quattordici volte.
Il movimento riflette una doppia dinamica: da un lato, la crescente preoccupazione degli investitori per la tracciabilità delle operazioni cripto, acuita dalle nuove normative antiriciclaggio europee; dall’altro, il dibattito sempre più acceso sulla tutela della privacy digitale, in un contesto globale in cui le banche centrali accelerano sullo sviluppo delle valute digitali (CBDC).
Sebbene questi token restino in parte penalizzati dalle limitazioni regolamentari e dalla difficoltà di quotazione su alcune piattaforme, il mercato sembra rivalutarne il ruolo come asset difensivi in ottica di decentramento e anonimato.
Dal punto di vista macroeconomico, i dati statunitensi sul mercato del lavoro e sull’inflazione hanno alimentato l’idea che la Federal Reserve possa avviare una fase di politica monetaria più accomodante nei prossimi mesi. Ciò, in prospettiva, tende a favorire gli asset rischiosi, inclusi gli asset digitali, ma nel breve periodo la volatilità resta elevata a causa delle incertezze geopolitiche e dei rendimenti reali ancora sostenuti.
Nei prossimi giorni, l’attenzione sarà rivolta ai flussi verso gli ETF spot (in particolare quelli statunitensi), ai volumi di scambio su Ethereum dopo i deflussi da staking e all’andamento dei token “privacy” per capire se il recente interesse si tradurrà in un trend più duraturo.
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