Bitcoin è scivolato bruscamente sotto 103.000 dollari prima di risalire nella giornata di oggi, sulle tensioni di una grave escalation della guerra in Medio Oriente. Israele ha lanciato un potente attacco con missili e droni alle basi nucleari dell'Iran, affermando di non fermarsi fino a quando la minaccia della costruzione di una bomba atomica non sarà rimossa.
Teheran ha risposto verbalmente giurando una rappresaglia molto dura nei confronti dello Stato ebraico. L'odio pluridecennale tra i due Paesi è giunto a un punto che rischia di degenerare in una pericolosa deriva allargando i confini del conflitto.
In questo contesto, gli investitori si sono allontanati dalle attività che considerano più a rischio come le criptovalute, trovando riparo in asset considerati da sempre come beni rifugio quali l'oro e persino il dollaro Usa che negli ultimi tempi è stato sotto pressione. Secondo i dati di Coinglass, nelle ultime 24 ore sono state liquidate posizioni long per un valore di oltre 1 miliardo di dollari su tutte le criptovalute.
Ma Bitcoin non era un bene rifugio?
Da diverso tempo tra gli osservatori di mercato, ma soprattutto nell'ambito degli investitori fan di Bitcoin, si cerca di far passare il concetto che la madre delle criptovalute sia da considerare il nuovo bene rifugio, esattamente come lo è stato l'oro fino ad oggi. Questo in ragione della sua natura decentralizzata e quindi non controllabile da istituzioni esterne.
Infatti, si è parlato finora di Bitcoin come "oro digitale", a cui ricorrono tutti quanti allorché si manifestano turbolenze di natura economica e geopolitica. In contrapposizione a questa teoria, vi è la tesi che ritiene la valuta digitale troppo volatile affinché si possa discutere di una destinazione sicura.
Per la verità, negli anni le oscillazioni dei prezzi di Bitcoin sono diventate via via meno violente. Tuttavia, i detrattori più estremi affermano che la moneta virtuale sia totalmente priva di valore intrinseco e quindi assolutamente inadatta a ricoprire un ruolo di riserva.
Quanto sta accadendo in queste ore sembra confermare più l'argomentazione che Bitcoin sia da annoverare tra le attività rischiose, particolarmente sensibili qualora l'incertezza e la paura sui mercati salgano. Quindi cosa aspettarsi ora?
"Le criptovalute stanno reagendo negativamente alle notizie degli attacchi di Israele in Iran, in linea con i principali asset di rischio", ha affermato Caroline Mauron, co-fondatrice di Orbit Markets, un fornitore di liquidità per derivati crypto. "Ci aspettiamo di vedere un supporto tecnico intorno ai 101.000 dollari, ma le notizie geopolitiche guideranno l'azione dei prezzi da qui in avanti nel breve termine".
A giudizio di Sean McNulty, responsabile del trading di derivati dell'APAC presso il prime brokerage di asset digitali FalconX Ltd, il calo di Bitcoin dimostra che, sebbene sia stato "occasionalmente scambiato come copertura macro, in momenti di rischio acuto come questo, in particolare per quanto riguarda un conflitto militare cinetico, la liquidità ha la priorità sulla narrativa".
In pratica, "i trader raccolgono liquidità, ruotano in dollari e riducono l'esposizione con leva", ha aggiunto. Tony Sycamore, analista di mercato di IG, ha dichiarato in una nota che si aspetta "un ulteriore deterioramento del sentiment di rischio prima del fine settimana".