Per molto tempo si è parlato - e se ne parla ancora adesso, per la verità - del Bitcoin come asset rifugio alla stregua dell'oro nei momenti di turbolenza dei mercati finanziari. Una tesi sempre messa in dubbio dall'evidenza che mostrava una volatilità eccessiva della criptovaluta per svolgere una funzione di questo tipo.
Per questo motivo, molti hanno sempre considerato il Bitcoin una attività rischiosa esattamente come lo sono le azioni. In particolare, l'andamento del Bitcoin sovente si è affiancato a quello dei titoli tecnologici, volatili per antonomasia. Quanto accaduto negli ultimi mesi rafforza tale convinzione.
Bitcoin e azioni: performance a confronto
Dal suo picco storico di 109.228 dollari del 20 gennaio 2025, ottenuto dopo uno strepitoso rally post-elezioni USA del 5 novembre 2024, il Bitcoin è crollato fino a un minimo di 74.524 dollari il 7 aprile 2024. Nello stesso periodo, a Wall Street si è scatenato un violento sell-off, che ha interessato particolarmente le azioni tecnologiche.
Un intervallo di tempo significativo a tal riguardo è stato quello della settimana successiva all'annuncio dei dazi reciproci del presidente degli Stati Uniti Donald Trump il 2 aprile. Il Bitcoin è crollato del 10,5%, in maniera simile all'indice
S&P 500, caduto dell'11,6%, e al
Nasdaq 100, che ha perso il 12%.
La conferma di un movimento nella stessa direzione tra la principale criptovaluta e le azioni si è avuta poi il 9 aprile, quando Trump ha annunciato la sospensione per 90 giorni delle tariffe per dozzine di Paesi. Quel giorno il Bitcoin ha guadagnato l'8,2%, l'S&P 500 è avanzato di 9,5 punti percentuali e il Nasdaq 100 del 12%. La spiegazione più semplice di quanto accaduto è che quando Trump ha introdotto i dazi, gli investitori in preda al panico sono fuggiti dagli asset più rischiosi rifugiandosi in porti sicuri come l'oro; nel momento in cui li ha sospesi, il mercato ha ripreso coraggio e ha aumentato la sua propensione al rischio.
"Gli investitori istituzionali ora trattano il Bitcoin in modo simile ai titoli tecnologici, creando modelli di trading sincronizzati durante gli eventi macroeconomici. Questo allineamento si è intensificato sotto l'agenda pro-crypto di Trump", ha affermato Adrian Fritz, responsabile della ricerca presso il fornitore di ETP specializzato su criptovalute 21Shares.
Della stessa opinione è Dovile Silenskyte, direttore della ricerca sugli asset digitali di WisdomTree, secondo cui "il Bitcoin potrebbe essere decentralizzato, ma non viene scambiato nel vuoto. Quando la paura macro aumenta, viene colpito come tutto il resto". Stesso discorso vale per il rimbalzo del 9 aprile. Silenskyte parla del "classico rally guidato dalla macroeconomia, che mostra quanto il Bitcoin sia collegato alla narrativa di mercato più ampia".
Bitcoin: la volatilità è in diminuzione
Un aspetto però che induce a qualche riflessione è il fatto che, nonostante le elevate oscillazioni, la volatilità del Bitcoin sia molto più bassa rispetto al passato. Secondo quanto osserva Silenskyte, "negli ultimi cinque anni, la volatilità annualizzata a 90 giorni del Bitcoin si è quasi dimezzata, dal 95% di marzo 2021 al 52% di marzo 2025". Ciò implica "un cambiamento strutturale verso l'istituzionalizzazione".
Il cambiamento è importante e suscita domande su cosa lo stia effettivamente determinando. Fritz ritiene che ormai la valuta digitale sia entrata in "una fase di istituzionalizzazione accelerata, caratterizzata da una crescente partecipazione da parte di gestori patrimoniali professionisti e tesorerie aziendali". Tutto ciò "è guidato dallo sviluppo di strumenti finanziari regolamentati come gli ETF spot su Bitcoin, i contratti di opzione e i derivati legati alla volatilità, che consentono strategie sofisticate come il trading di base e l'esposizione con copertura del rischio".
In sostanza, la speculazione guidata dalla vendita al dettaglio viene "sostituita da una certa impronta istituzionale". Ne consegue, che si determina una "struttura di mercato con bid-ask più stretti e rischi di gap ridotti rispetto ai cicli precedenti, riducendo allo stesso tempo la volatilità storica".
Max Shannon, analista di ricerca presso CoinShares, aggiunge anche un altro fattore, ossia lo status del Bitcoin come asset negoziato 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ciò significa che "attrae costantemente liquidità, contribuendo a strutture di mercato più profonde", ha detto. Poi, con l'aumento della partecipazione istituzionale e la maturazione dell'infrastruttura di mercato, "questa maggiore profondità sta gradualmente contribuendo a ridurre la volatilità storica dell'asset", ha aggiunto.