Il mese di agosto si sta rivelando per Wall Street meno insidioso di quanto temuto alla vigilia. Tradizionalmente, in questo periodo la Borsa americana tende a registrare perdite perché molti chiudono le posizioni prima di andare in vacanza e la liquidità diventa molto bassa. Quest'anno invece la Borsa americana continua ad aggiornare i massimi storici.
Gli
ultimi dati sull'inflazione del mese di luglio al 2,7%, al di sotto delle attese del 2,8%,
hanno rafforzato le aspettative che la Federal Reserve taglierà i tassi di interesse a settembre. Ormai il mercato monetario sconta con una probabilità vicina al 100% che arriverà una sforbiciata di un quarto di punto. Questa potrebbe essere la prima di una serie che vedrà altre tre riduzioni del costo del denaro, stando alle attese dei trader.
Wall Street è stata sostenuta finora anche da una stagione delle trimestrali molto soddisfacente, con oltre l'80% delle società componenti l'indice S&P 500 che ha battuto le stime degli analisti. Inoltre, gli accordi commerciali sui dazi tra gli Stati Uniti e i partners commerciali hanno contribuito a tenere alto il morale degli investitori, che ora devono meno preoccuparsi del rallentamento dell'economia globale.
Wall Street: grandi banche alzano target price S&P 500
Le vette raggiunte dalle azioni a Wall Street hanno fatto aumentare gli avvertimenti di molti esperti di mercato sulle valutazioni, che ora sono diventate molto elevate. L'euforia però è difficile da contenere, considerando che i fondamentali rimangono solidi.
Citigroup ha recentemente aumentato il suo obiettivo di prezzo per l'indice S&P 500 da 6.300 a 6.600 punti entro la fine dell'anno, con la possibilità che il benchmark raggiunga 7.200 punti se dovesse configurarsi uno scenario particolarmente positivo.
La banca americana ha migliorato il rating sull'azionario Usa per la seconda volta nell'arco di un paio di mesi. A trainare le prospettive la politica di stimolo fiscale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che potrebbe favorire gli utili aziendali.
Gli analisti della banca statunitense evidenziano inoltre il peso impressionante delle grandi aziende tecnologiche nel sostenere le performance della Borsa americana. Contestualmente ai target di prezzo, Citi ha elevato le sue stime sugli EPS (Earnings Per Share) dell'S&P 500 da 261 a 272 dollari per il 2025, e da 295 a 308 dollari per il 2026.
Anche HSBC ha aumentato il target sul principale indice borsistico americano, portandolo da 5.600 a 6.400 entro fine 2025. In questo caso gli esperti ritengono che in uno scenario ottimista di crescita l'S&P 500 possa spingersi fino a 7.000 punti.
L'ottimismo è spiegato dal "commercio dell'intelligenza artificiale che favorisce le aziende tecnologiche" e dalla "riduzione dell'incertezza politica". Tra l'altro gli esperti prevedono che, con il rallentamento dell'economia americana nella seconda parte del 2025, la Fed sarà costretta a tagliare i tassi di interesse, mentre l'impatto dei dazi sarà limitato e di breve durata.
Ottimista è anche un'altra big bank americana, Wells Fargo, che vede l'S&P 500 a 7.000 punti prima della chiusura dell'anno in corso grazie alle Big Tech.
"Manterranno il mercato azionario in rialzo, a prescindere dalle politiche commerciali in continua evoluzione del presidente Trump", ha affermato il capo della strategia azionaria della banca, Christopher Harvey.
"L’S&P non è più lo stesso di 25 anni fa. È molto più solido, i fondamentali sono migliori oggi rispetto a ieri". In particolare, le aziende leader dell’indice hanno una "produttività migliore e i manager sono più competenti", ha sottolineato l'esperto
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