Negli ultimi giorni la visita di Tim Cook alla Casa Bianca ha catalizzato l’attenzione di analisti e investitori. Il CEO di Apple si è incontrato con Donald Trump, annunciando un importante ritorno della produzione negli Stati Uniti e un piano industriale da oltre 600 miliardi di dollari di investimenti nel Paese nei prossimi anni.
La Borsa ha reagito positivamente: il titolo Apple è passato da 202 a 229 dollari, con un rialzo del 12%. Ma questa mossa è davvero sufficiente per risolvere i problemi strutturali che affliggono Apple nel 2025? La risposta, probabilmente, è NO. O almeno: non del tutto.
Il contesto: dazi e reshoring forzato
La mossa di riportare parte della produzione in America è chiaramente legata alla politica protezionista inaugurata da Trump già nel suo primo mandato. Per incentivare il rientro delle aziende sono stati imposti dazi molto elevati, fino al 50%, sui prodotti importati da Paesi esteri, in particolare dalla Cina.
Nel caso dell’iPhone, produrre in Asia consente di risparmiare sulla manodopera, ma l’applicazione dei dazi erode in modo significativo i margini di profitto sull’esportazione verso il mercato americano, il più importante al Mondo. La strategia di Trump, quindi, spinge le multinazionali a "rientrare a casa", non tanto per patriottismo quanto per convenienza economica.
Tuttavia, questo scenario riguarda tutte le grandi aziende globali, non solo Apple. Il vero problema della Mela di Cupertino oggi è un altro.
Fonte: Forecaster.biz
Un gigante fermo: la stagnazione dei ricavi
Analizzando i dati finanziari di Apple tramite strumenti come il nostro Forecaster, emerge chiaramente che dal 2021 i ricavi dell’azienda sono praticamente stabili. Le vendite crescono poco o nulla, nonostante gli aggiornamenti annuali dei prodotti. Il grafico dei ricavi sovrapposto al prezzo delle azioni mostra un trend piatto, con solo lievi oscillazioni positive.
Questa stagnazione è un campanello d’allarme. Un colosso come Apple non può permettersi di "restare fermo", continuando a vendere gli stessi prodotti aggiornati di anno in anno con migliorie marginali. A mancare è un prodotto che faccia davvero dire “wow” ai consumatori, un oggetto rivoluzionario capace di cambiare le abitudini e generare nuovo entusiasmo.
Fonte: Forecaster.biz
Quel "wow" che manca da troppo tempo
Nel 2007 Steve Jobs presentò il primo iPhone con una delle frasi più iconiche della storia tecnologica:
“An iPod, a phone and an internet communicator… These are not three separate devices. This is one device. And we are calling it iPhone.”
Quella fu una rivoluzione, non solo tecnologica ma culturale. L’iPhone non cambiò soltanto il modo in cui usavamo il telefono, ma ridefinì l’intero concetto di dispositivo personale. Anche l’iPhone 4, qualche anno dopo, introdusse FaceTime e cambiò per sempre il modo in cui ci connettiamo con le persone. E tutto questo senza effetti speciali e lanci con il paracadute, solo con idee chiare e concrete comunicate con la giusta carica emotiva.
Oggi, invece, Apple sembra aver perso la capacità di innovare davvero. Al posto delle idee, ci sono emoji personalizzate, liquid glass, sfondi dinamici e altre funzioni cosmetiche. Ma nulla che risolva un problema reale delle persone.
Il vero bisogno del nostro tempo? Risparmiare tempo
Chi oggi ha tra i 30 e i 60 anni vive una costante mancanza di tempo. La vera innovazione dovrebbe partire da qui: creare dispositivi che ci aiutino a essere più efficienti, che riducano le frizioni quotidiane, che ci alleggeriscano la vita.
Eppure, nel 2025, Siri è ancora una delle intelligenze artificiali meno efficienti del panorama mobile. Apple dichiara che non vuole rilasciare funzioni AI se non sono all’altezza degli standard qualitativi attesi dagli utenti Apple. Ma questa posizione è insostenibile: Siri è già presente su ogni iPhone e non funziona bene. Se davvero non è all’altezza, tanto vale rimuoverla.
La verità è che oggi Apple ha tra le mani un’occasione storica: trasformare ogni iPhone in un vero assistente personale potenziato da AI, sul modello di ChatGPT, che già oggi milioni di utenti usano regolarmente. Gli iPhone sono abbastanza potenti da supportare un’intelligenza artificiale evoluta, e Apple ha la diffusione e l’ecosistema necessari per farlo diventare uno standard mondiale.
E il futuro? Smartphone ancora protagonisti, ma servono idee
Molti scommettono sul fatto che i nuovi prodotti di Sam Altman e Jony Ive, come eventuali pendenti o accessori smart, possano sostituire l’iPhone. Io sono d'accordo ma nei prossimi dieci anni è altamente improbabile. Gli smartphone rimarranno centrali, sia per la potenza di calcolo che possono contenere che per l’abitudine consolidata dei consumatori. Gli accessori AI potranno semmai affiancarli, non sostituirli.
Apple, dunque, ha una sola strada per invertire la rotta: trasformare l’iPhone nel primo vero assistente personale integrato, che funzioni realmente bene, che faccia dire ancora una volta “wow” e che sia disponibile solo nei nuovi modelli. Mossa che incentiverebbe gli utenti a comprare i nuovi dispositivi.
Per farlo, serviranno idee forti, una comunicazione efficace, e soprattutto la volontà di tornare a risolvere problemi concreti, anziché aggiungere frivolezze. La Apple dei grandi numeri non può permettersi una semplice tenuta: ha bisogno di crescere. E per farlo, deve tornare a essere l’azienda che rivoluziona il Mondo.
Conclusione: tra retorica e realtà
La visita alla Casa Bianca e il boom in Borsa sono segnali incoraggianti, ma non devono illudere. La vera sfida per Apple non è spostare la produzione negli Stati Uniti, ma tornare a innovare davvero.
Non con effetti speciali, ma con soluzioni che cambino le nostre vite, come una volta fece Steve Jobs. Solo così Apple potrà tornare a crescere come un tempo, e non solo sopravvivere galleggiando sul prestigio del passato.
E voi, che ne pensate? Apple riuscirà a stupirci ancora?
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