La questione dell'
indipendenza della Federal Reserve potrebbe diventare una mina vagante a Wall Street. A dirlo sono le più grandi banche americane. I continui attacchi del presidente degli Stati Uniti
Donald Trump alla Banca centrale rischiano una deriva pericolosa, che potrebbe risolversi nelle aule giudiziarie.
Recentemente, il capo della Casa Bianca ha provato a licenziare la governatrice Lisa Cook, dopo aver minacciato più volte di far decadere il numero uno dell'istituto monetario Jerome Powell prima della chiusura del suo mandato scadente a maggio 2026. Alcuni osservatori non escludono che Trump possa tornare alla carica con una mossa azzardata verso il capo della Fed.
Tutta la faccenda assume un'importanza cruciale in un momento in cui l'autorità centrale si accinge a riprendere il ciclo dei tagli ai tassi di interesse. Il tycoon mal sopporta l'indugio di alcuni esponenti della Fed che fanno capo a Powell ad abbassare i tassi in maniera decisa e quindi esercita pressioni affinché ci sia una svolta. Dal canto loro, i banchieri dell'istituto con sede a Washington rivendicano l'indipendenza e prestano attenzione affinché non facciano una mossa troppo anticipata sul fronte dei tassi in grado di risvegliare l'inflazione.
Wall Street: quanto sarà importante l'indipendenza della Fed per le azioni?
Finora Wall Street non sembra aver subito grosse conseguenze da quanto accade fuori dalla Borsa sul versante della Fed e anzi gli indici continuano a viaggiare sui massimi storici. Tuttavia, gli strategist delle più grandi banche americane avvertono che la situazione potrebbe precipitare, con alcuni segnali che già si stanno vedendo.
Goldman Sachs ad esempio ha evidenziato il fatto che gli investitori si stanno indirizzando sull'oro e questa tendenza potrebbe continuare, mentre il mercato si defila dalle azioni. Gli esperti della banca d'investimento hanno affermato che "le crescenti preoccupazioni per i rischi di credibilità istituzionale degli Stati Uniti" potrebbero innescare un'impennata dei prezzi del metallo giallo.
Fino a dove? Gli strategist ritengono che uno scenario praticabile sia l'approdo dell'oro a 4.000 dollari l'oncia entro la metà del 2006, ma con la possibilità di un'incursione verso i 5.000 dollari se solo l'1% dei flussi di denaro del mercato dei Treasury Bond si dovesse spostare verso il metallo prezioso.
Il team di JP Morgan Chase invece osserva una rotazione verso i titoli value a Wall Street, il che suggerisce un posizionamento dei trader per un'inflazione più rapida. "I mercati sono più preoccupati per l'indipendenza della Fed", ha scritto Nikolaos Panigirtzoglou in una nota.
Inoltre, "il forte balzo dei futures long sull'oro e l'aumento più modesto del posizionamento sul petrolio sono ulteriori segnali che i trader si aspettano che gli Stati Uniti facciano scaldare l'economia", hanno scritto gli strategist della più grande banca statunitense.