Una delle preoccupazioni che hanno investito gli operatori di Wall Street negli ultimi anni è stata la scarsa ampiezza di mercato. Il rally è stato per lo più guidato da una manciata di titoli rappresentati dalle Big Tech. Infatti, qualora si considerasse l'S&P 500 "equal weighted" - dove ogni azione del paniere ha lo stesso peso - si otterrebbero performance molto più basse di quelle registrate. Ciò implica che se pochi titoli invertono la rotta, tutto il benchmark segue a ruota.
Un'analisi in questa direzione è stata condotta da Wells Fargo, che ha messo in luce come meno del 50% dei titoli dell'indice si trovi sopra la propria media mobile a 200 giorni. Anche nel breve termine, i risultati non sono particolarmente brillanti, perché solo il 56% è sopra la stessa media a 20 giorni. I numeri suggeriscono che le aziende partecipanti al rally non sono molte e ciò apre interrogativi sulla tenuta del trend.
Alla luce di tutto questo, la banca americana suggerisce di rivedere le posizioni settoriali, puntando su energia, informatica, servizi di comunicazione, finanziari e utilities. Il motivo è da ricercare nella solidità dei bilanci aziendali, nei forti cash flow e nei flussi di guadagni affidabili, hanno affermato gli analisti di Wells Fargo. Tra l'altro, questi settori sono sensibili a "una eventuale modesta ripresa dell'economia che riteniamo inizierà alla fine di quest'anno e nel 2026", hanno aggiunto.
Wall Street: cosa aspettarsi in futuro
Se per quest'anno l'andamento di Wall Street può essere altalenante, entro la fine del 2026 l'S&P 500 raggiungerà il livello di 6.400-6.600 punti, ha affermato Wells Fargo. Questo in virtù di un "catalizzatore significativo alla base del rally delle azioni", ossia "l'anticipazione che alcuni accordi commerciali saranno completati in breve tempo e che le tensioni tariffarie potrebbero ulteriormente allentarsi".
Tuttavia, gli analisti del gigante finanziario a stelle e strisce sottolineano come sarebbe "eccessivamente ottimistico" aspettarsi che gli Stati Uniti si accordino in tempi rapidi con Cina e Unione Europea sulle tariffe. Anzi, ci saranno "maggiore incertezza commerciale e volatilità" che spingeranno al ribasso le azioni, creando tuttavia "opportunità per aumentare le esposizioni nel breve e nel medio termine".
Gli analisti di Morgan Stanley vedono invece "un caso rialzista che sta emergendo" a Wall Street, grazie a una serie combinata di fattori. Innanzitutto, la de-escalation delle tensioni commerciali Usa-Cina, mentre sul mercato prende forma "la convinzione che i dazi siano un evento irrilevante e un'incognita gestibile".
In secondo luogo, "la revisione degli utili per il 2026 che diventano meno negativi, con il dollaro debole visto come un fattore positivo. In terzo luogo, "i rischi di inflazione sono sovrastimati e i bassi prezzi del petrolio rappresentano un vantaggio per le aziende". In quarto luogo, "la
Federal Reserve inizierà presto a tagliare i tassi di interesse". In quinto luogo, "i tagli fiscali aziendali anticipati guideranno un boom di investimenti e produttività". Infine, "l'intelligenza artificiale è solo all'inizio del suo percorso".