Big Tech: l'AI non produce ancora cash flow, profitti a rischio? | Investire.biz

Big Tech: l'AI non produce ancora cash flow, profitti a rischio?

12 giu 2025 - 07:00

Le grandi spese che le Big Tech stanno facendo sull'intelligenza artificiale ancora non si sono tramutate nei ritorni previsti. Cosa significa per le azioni? Vediamolo

Una delle maggiori preoccupazioni degli investitori negli ultimi tempi relativamente alle Big Tech Usa a Wall Street attiene alla spesa enorme che queste aziende stanno effettuando sull'intelligenza artificiale.
 
Secondo i dati compilati da Bloomberg che tengono conto delle previsioni, Alphabet, Microsoft, Amazon e Meta Platforms insieme investiranno 311 miliardi di dollari quest'anno e 337 miliardi di dollari nel 2026. Nel primo trimestre 2025, l'ammortamento combinato delle quattro aziende si aggira intorno ai 30 miliardi di dollari. Gran parte del denaro speso è destinato ai chip, server e apparecchiature di rete per l'intelligenza artificiale.
 
Ora, il punto è: quando e quanto tutto ciò si tramuterà in cash flow? Al momento risultati se ne vedono ben pochi. Il timore quindi è duplice. Da un lato la liquidità aziendale non ritorna agli azionisti sotto forma di dividendi e buyback. Dall'altro c'è il rischio che sia utilizzata per qualcosa che alla fine farà solo scendere i margini di profitto. Giocoforza, le azioni potrebbero subire un contraccolpo forte nei prossimi anni.
 
 

Big Tech: vanno comprate le azioni?

Valutando questi aspetti, alcuni come Jim Morrow, fondatore e amministratore delegato di Callodine Capital Management, si tengono alla larga dalle Big Tech Usa. Morrow vede i profitti deteriorarsi senza un corrispondente aumento delle entrate.
 
"I flussi di cassa sono tutti stagnanti perché le aziende stanno facendo collettivamente enormi scommesse sul futuro con tutto il loro capitale", ha affermato. Quindi "c'è uno tsunami di deprezzamento in arrivo" sulle azioni, ha aggiunto. 
 
Anche Rob Almeida, strategist degli investimenti globali di MFS Investment Management, non è molto ottimista. "La gente pensava che l'intelligenza artificiale sarebbe stata una macchina per la monetizzazione fin dall'inizio, ma non è stato così", ha detto. "Non c'è una diffusione così rapida dell'AI (Artificial Intelligence, n.d.r.) come si pensava".
 
A Wall Street, tuttavia, le megacap tecnologiche sono ancora ben comprate in quanto gli investitori apprezzano le loro posizioni dominanti sul mercato, i bilanci in ordine e la crescita degli utili, pur se in rallentamento rispetto a qualche tempo fa.
 
Da quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha congelato i dazi per 90 giorni il 9 aprile, le azioni delle Big Tech si sono impennate con guadagni di oltre un terzo del loro valore sovraperformando i principali indici borsistici statunitensi.
 
La situazione però potrebbe deteriorarsi con le enormi spese sull'intelligenza artificiale che comportano ammortamenti annuali notevoli. Il tema del deprezzamento è stato molto discusso nel corso della presentazione dei dati del primo trimestre.
 
In particolare, il direttore finanziario di Alphabet, Anat Ashkenazi, ha avvertito che le spese aumenteranno nel corso dell'anno e "il management sta cercando di compensare questi costi non monetari razionalizzando le attività".
 
 
 

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