Le azioni a
Wall Street hanno temporaneamente superato lo shock di inizio della scorsa settimana, quando una tempesta di vendite si è abbattuta sugli indici americani. Gli investitori hanno preso a vendere le azioni a seguito dei dati allarmanti sull'occupazione USA di luglio rilasciati dal Bureau Labor of Statistics, che hanno messo in rilievo un calo nella creazione di posti di lavoro e un aumento del tasso di disoccupazione oltre le attese. Il mercato del lavoro in flessione ha fatto paventare l'arrivo di una recessione nell'economia a stelle e strisce, dopo che questo pericolo sembrava definitivamente accantonato a seguito della sfilza di strette ai tassi di interesse della
Federal Reserve.
Il mercato azionario ora sembra in attesa di capire, dai prossimi dati macroeconomici (vedi inflazione 14 agosto) e dalle dichiarazioni dei funzionari della Fed (al riguardo massima attenzione all'udienza del governatore
Jerome Powell al simposio di Jackson Hole del 23 agosto), se l'interruzione del rally azionario sia solo un fatto temporaneo oppure la questione è più seria.
Wall Street: cosa dice il CAPE
C'è però un indicatore che potrebbe far suonare un campanello d'allarme: il CAPE. Acronimo di Cyclically Adjusted Price to Earning, questo parametro rappresenta il prezzo delle azioni in rapporto agli utili di un'azienda in un arco temporale di 10 anni.
In sostanza, il CAPE è un P/E che considera il ciclo dei boom e bust economici corretto per l'inflazione. Detto in altro modo, cerca di superare i limiti del P/E, il quale è riferito solamente a un anno e quindi ancorato agli utili più recenti.
Cosa dice in questo momento il CAPE sulla Borsa americana? Prendendo a riferimento l'indice S&P 500 come massima rappresentazione dell'andamento di Wall Street, il CAPE sul paniere è di 32 volte, ovvero il doppio della media a lungo termine dal 1881 di 17 volte e il terzo più alto di sempre. Solo in due occasioni si è assistiti a un CAPE così elevato: durante la bolla delle dot-com di fine anni '90 e all'inizio del 2020 prima dello scoppio della pandemia da Covid-19.
Storicamente un valore di tale portata è il preludio a rendimenti futuri più bassi delle azioni, ma non è sempre così. Dal 2010 il CAPE è stato vicino al suo livello attuale per 28 volte, eppure l'indice S&P 500 è cresciuto del 13,8% all'anno comprendendo i dividendi. Si è trattato di uno dei periodi di 15 anni migliori della storia in termini di rendimenti del benchmark USA. Giocoforza, gli investitori che hanno osservato il CAPE per prendere le proprie decisioni di investimento in questo periodo si sono mossi in una direzione sbagliata.
Quanto bisogna preoccuparsi?
Come abbiamo visto, il CAPE dà alcune indicazioni da tenere presente, ma poi subentrano altre dinamiche che possono cambiare le carte in tavola. Il boom dell'intelligenza artificiale ad esempio è una di questa e ha guidato gli straordinari guadagni delle grandi aziende tecnologiche negli ultimi anni.
Alcuni investitori ad ogni modo mantengono una certa cautela sulle azioni a Wall Street. Gli strategist di Morgan Stanley prevedono che l'S&P 500 resterà confinato tra 5.000 e 5.400 punti, con un rialzo appena di circa l'1% all'estremità superiore rispetto all'ultima chiusura settimanale di 5.344 punti, e con un ribasso di oltre il 6% all'estremità inferiore. Gli esperti della banca d'affari americana ritengono che le azioni saranno messe sotto pressione dal rallentamento dell'economia USA e dal calo delle stime sui profitti delle aziende.
Anche gli strategist di JPMorgan Chase si aspettano prospettive contrastanti per le azioni durante il periodo estivo, in quanto "la Fed inizierà a tagliare i tassi di interesse, ma i tagli potrebbero essere visti come reattivi e dietro la curva", hanno scritto in una nota.