Le turbolenze a Wall Street fanno fatica a lasciare il campo alla calma. In questo periodo si assiste, anche nell'arco di una stessa giornata, a cambiamenti repentini di umore da parte degli investitori. Da quando il presidente degli Stati Uniti
Donald Trump ha gettato scompiglio con l'annuncio dei
dazi reciproci, la Borsa americana stenta a prendere una direzione. Anche perché da un giorno all'altro ci sono novità, tra inasprimenti e inversioni di rotta clamorosi.
Il tycoon ora è tornato a prendere di mira la Federal Reserve o meglio il suo governatore, Jerome Powell, reo di temporeggiare troppo nel taglio dei tassi di interesse. Sul suo social, Truth Social, Trump ha attaccato il capo della Banca centrale americana accusandolo di non aver abbassato prima il costo del denaro, quando altri suoi colleghi lo hanno fatto, e mettendogli pressione affinché lo faccia ora. Gli scontri tra i due non sono nuovi. Già durante il primo mandato di Trump alla Casa Bianca del 2016-2020 si è assistito a frequenti schermaglie sull'argomento dei tassi, con Powell che ha sempre cercato di rivendicare l'indipendenza dell'istituto monetario.
Mercoledì scorso, durante un evento all’Economic Club di Chicago, il numero uno della Fed ha detto che la Banca centrale deve garantire che i dazi non comportino un aumento dei prezzi persistente. In tale contesto ha assicurato che i membri del Comitato di politica monetaria rimarranno vigili per contenere la minaccia inflazionistica.
Questo potrebbe significare che i tassi d’interesse rimarranno più alti di quanto si aspettino gli investitori, che in questo momento stanno scontando tre tagli di un quarto di punto ciascuno sul mercato degli swap. Sono state proprio queste dichiarazioni di Powell a scatenare la reazione di Trump sul suo social. Ad ogni modo, la mancanza di sintonia tra i due non fa bene in questo momento a Wall Street, dove i nervi degli investitori sono già a fior di pelle per la questione delle tariffe commerciali.
Wall Street: volatilità alta nelle prossime settimane?
Gran parte degli osservatori di mercato è convinta che l'elevata volatilità della Borsa americana scenderà solo quando la guerra commerciale avrà fine, in particolare con un accordo USA-Cina. Al momento, però, prevale più la preoccupazione di cosa succederà alla scadenza dei 90 giorni, periodo in cui Trump ha congelato i dazi verso decine di Paesi.
Secondo Jonathan Krinsky, capo tecnico di mercato di BTIG,
le prossime settimane potrebbero essere all'insegna della volatilità. "Sebbene l'indice
S&P 500 sia ora più vicino a 5.100 che a 5.500 punti, lo slancio al ribasso rimane in atto, rendendo difficile cercare di acquistare sui minimi", ha detto.
Tuttavia, "anche se l'indice si stabilizzasse intorno a quota 5.000, il mercato probabilmente rimarrà volatile e in un range limitato nelle prossime settimane". In questo, a suo avviso, la situazione assomiglia a quella del 2011, quando le Borse furono agitate dalla tempesta finanziaria innescata dalla crisi del debito sovrano in Europa.